FINI HA SBAGLIATO I TEMPI DI SCIOGLIMENTO DI ALLEANZA NAZIONALE Due errori macroscopici per Fini: un errore sui tempi ed un errore di spazio politico

Ogni disciplina possiede i suoi elementi imprescindibili di regolazione. Ogni disciplina, affinché possa generare frutti sani, risultati eccellenti e conseguire obiettivi qualificati, per la quale la medesima e preposta, deve necessariamente concentrarsi nel rispetto di alcune regole di base. 
La politica, disciplina molto sui generis, non sfugge a questa legge non scritta e spesso i successi o gli insuccessi a cui va incontro, nascono o derivano da errori di base.
In una logica competitiva come quella che si realizza nell'area della politica, i cui attori principali sono i partiti politici, pianificata ed organizzata in maniera tale che i prodotti proposti dai partiti (idee e valori di riferimento ma anche i programmi elettorali) vengano recepiti e scelti dal cittadino che è anche il giudice impietoso che da o meno il proprio consenso alle proposte dei partiti, in questa logica, dicevamo, occorre comprendere "quando" e "come" proporre al proprio elettorato scelte orientate alla realizzazione di un cambiamento sostanziale.
I "tempi" e gli "spazi" in politica, rappresentano elementi fondamentali, all'interno dei quali proiettare le scelte che si è deciso di fare. I "tempi" rappresentano lo spartito musicale all'interno del quale inserire tratti musicali che non diano origine a stonature. Se si sbagliano i "tempi" con cui si vuole realizzare un determinato progetto, si fa naufragio in men che non si dica. 
I "tempi" in politica rappresentano la sintonia dei partiti e delle loro proposte con la velocità e le modalità di sviluppo delle dinamiche a cui va incontro la nostra società. 
I partiti politici per far in modo di essere in linea con lo sviluppo dinamico della società, debbono dimostrare di capire quanto si sta verificando all'interno delle medesime, quali sono i processi di trasformazione e quali siano gli indirizzi precisi ed attualizzati di crescita delle società stesse.
Gianfranco Fini, ex leader del MSI e di Alleanza Nazionale, a mio modo di vedere, ma anche di molti altri osservatori, ha completamente sbagliato i "tempi politici" con cui dare luogo alla trasformazione radicale di Alleanza Nazionale, nella PDL, determinandone la scomparsa per annichilazione ed il totale riassorbimento in Forza Italia-PDL. 
Con questa manovra Fini ha privato, di colpo, senza un'adeguata preparazione, il panorama politico italiano di una vasta area di comune sentire che in termini di spazio politico percepito, rappresentava la destra tradizionale italiana. 
Con l'operazione "fusione a freddo" di due soggetti politici si è realizzata la composizione di un nuovo soggetto politico, moderato, di centro, non di destra che ha lasciato "spazi" disponibili a partiti, alternativi al PDL, come la Lega che li ha saputi immediatamente occupare.
Non è assolutamente un caso il fatto che oggi si parli della Lega come l'unico partito che per certi versi rappresenta le istanze tradizionali dei partiti di destra.
Questa operazione, ammesso fosse stata realmente necessaria, in termini di strategia politica complessiva (AN sarebbe anche potuta rimanere il partito della destra tradizionale attestato al 10% ed alleato con altri partiti), andava armonizzata nel tempo, senza ricorrere a brusche accelerazioni, imposte peraltro, da chi aveva altri interessi politici (Forza Italia) ed altri traguardi ed obiettivi e cioè dall'ex leader di Forza Italia Berlusconi.
L'errore di Fini è stato quello di entrare nel vortice delle pre condizioni politiche, create ad arte da Berlusconi, alla vigilia della nascita del PDL che in un certo senso hanno "obbligato" Fini ad accelerare la confluenza di AN nella PDL, nella logica politicamente assurda "del prendere o lasciare".
Fini avrebbe dovuto partecipare alle elezioni del 2008 con la formazione politica di AN, alleata alla PDL o a Forza Italia. Forse avrebbe accusato una flessione di consenso, ma allo stesso tempo avrebbe mantenuto un potere contrattuale che oggi gli avrebbe fatto comodo e spazi di manovra certamente più ampi.
L'accelerazione compiuta, spacciata n ossequio al rafforzamento del bipolarismo, è stata un'azione vana e controproducente che ha dato risultati politici di massimo rilievo solo ed esclusivamente per la componente politica di Berlusconi e cioè di Forza Italia o dell'attuale PDL. 
Quindi Fini ha sbagliato i tempi di azione e ha liberato spazi politici, impropriamente, compiendo due errori esiziali, per se stesso e per la comunità che rappresentava.
E' chiaro che molte persone di AN non si ritrovano, malgrado gli auspici, in questo tipo di PDL.
Non fanno testo, ovviamente, tutti coloro che provenendo da AN oggi si ritrovano a mantenere nel PDL benefici legati alla propria posizione personale, ai privilegi e alle poltrone. 
Chi conta nel misurare questo disagio sono le persone che in AN rappresentavano la base militante e coloro che ancora credono ad un certo tipo di politica fatta sul territorio e non tramite le televisioni ed i mezzi di comunicazione di massa. Una significativa fetta dell'elettorato di AN ha creduto in buona fede a questa confluenza, fatta in ragione di un'ampliamento del fronte anti sinistra ed anti comunista, ma se la confluenza si fosse realizzata, alle prossime elezioni del 2013, probabilmente non avremmo avuto problemi di convivenza, con un partito schematicamente ed acriticamente blindato sulle posizioni di un leader che male tollera coloro che non la pensano esattamente come lui.
Il problema rimane nel fatto che i "tempi delle operazioni" sono stati dettati da Berlusconi secondo una strategia complessiva che mirava a rafforzare la propria compagine anche tramite la fagocitazione di soggetti alleati, con l'obiettivo di appianare ogni forma di contrapposizione interna e mantenendo come alleati un minor numero di formazioni possibili (Lega) con il quale avrebbe trovato un accordo (concessione del federalismo). 
Adesso è toccato a Fini che non ha gradito l'annichilazione, ma tra un po' toccherà anche a qualcun altro.

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