LA POLITICA DEI "VUOTI A PERDERE" - NEGLI ULTIMI TEMPI LA STORIA E' DISSEMINATA DAI RESTI DI PARTITI POLITICI NATI E MORTI IN RISPOSTA AD UNA SOCIETA' IN PERMANENTE E VELOCISSIMA MODIFICAZIONE.

Giornalisti e politologi vari, tempo addietro, hanno ricordato a Fini il duplice ruolo di "becchino ed ostetrico" che l'ex capo di AN, ha saputo, pazientemente ed ostinatamente, ritagliarsi nel corso di quest'ultimi 15 anni. "Becchino" perché ha seppellito tre partiti (MSI ed AN ed ora PDL) ed "ostetrico" perché ha contribuito a farne nascere altri due (AN e PDL) forse tre, considerati i lavori in corso per creare un nuovo soggetto. In entrambi i ruoli, ora di "becchino" ora di "ostetrico", nessuno ha mai visto gli occhi di questo leader inumidirsi per la commozione. Se qualche tentennamento emotivo c'è stato, e si è notato, forse è emerso durante il corso degli ultimi eventi, nell'ambito dei diversi momenti di confronto-scontro con il Cavaliere. Il popolo missino e post missino che, contrariamente a Fini, un po’ passionale lo è, quindici anni fa, a Fiuggi, pianse tutto quello che c’era da piangere.
Si disperò e si lacerò internamente. Poi si asciugò gli occhi, “lasciò la casa del padre” e si disperse, con le sue poche certezze ed un modo goffo ed “antiquato” di fare politica, per le strade del mondo. Credette ad un progetto. Credette ad un simbolo ed anche ad un mondo in cui le geometrie, nella politica, potessero ancora avere un significato. Un mondo in cui la geometria è l'elemento primordiale che segna le appartenenze nello spazio. L'elemento che  identifica i territori ideali e del pensiero, l'elemento che identifica le linee di demarcazione che individuavano spazi, entro cui collocare le proprie idee ed i propri valori. Fuori da quegli spazi c’erano altre cose, altre idee, altri valori. Altrettanto rispettabili, ma altro. Non un modo di interpretare, tout court e per schemi, l’universo cangiante e multi dimensionale della politica, bensì un modo per definire delle posizioni nello spazio, dei punti di riferimento, per non smarrirsi. Nel 1995, l'universo sconquassato della politica accolse gli ex missini in maniera titubante, li guardò con sospetto, scrutati nei modi, nelle affermazioni, nelle dichiarazioni, nei discorsi politici, nelle espressioni. Il loro passato, la loro storia, la loro provenienza, non davano solide e sufficienti garanzie a nessuno. La sparuta comitiva post missina di allora, appariva come una comunità primitiva, priva di quel tratto distintivo, caratterizzante le comunità politiche più evolute che in quel periodo affollavano, o avevano affollato di recente, gli scranni che contano, nel governo, nel sottogoverno e nel parlamento. A questa comunità, ostracizzata per anni, mancava quel tratto necessario per poter accedere ed essere collocati in un universo riservato, in cui tutti i protagonisti erano perfettamente adeguati, da tempo, ai moduli comportamentali ed ai canoni dialettici fondamentali che animavano questo mondo esclusivo. In poche parole, a questo popolo, anelante, mancava ancora di essere perfettamente iscritto ed ispirato ai dettami dell’unica verità assiomatica, ipocrita quanto irrinunciabile che da anni ispira e governa la politica: quella del politically correct. Il secondo millennio non era ancora terminato. Non si era ancora spento il secolo delle ideologie e con esso sopravvivevano, ancora, echi attenuati di quel pensiero politico che per 200 anni era stato tradotto, in accordo con i canoni della geometria euclidea che catalogava lo spazio politico nelle superfici distinte e direzionali di destra, centro e sinistra.
Il terzo millennio avrebbe dovuto sancire l’abolizione di quel concetto geometrico ed euclideo della politica, per riaffermare con decisione una visione eraclitea del mondo. L'affermazione, cioè, di un mondo in costante proiezione - a forte velocità - in un permanente divenire. In un mondo in cui il passato aveva poco rilievo e valore e ciò che contava di più era il presente ed i suoi prodotti immediati: la permanente modificazione. A governare questa dinamica, come divinità post moderna e neo futurista: La Velocità, come elemento trascendente e determinante che sconvolge, mutandola repentinamente e continuamente, la nostra organizzazione societaria. Chi riesce a correre e ad adeguarsi al permanente divenire, alla velocità di modificazione della nostra società, fornendo risposte e chiavi politiche per governarla, è dentro il sistema. Chi non corre e non si adegua alla velocità con cui tutto muta, è fuori. 
Alleanza Nazionale è rimasta fuori, nel 2008, per incapacità congenite dei propri manovratori ad adeguarla alle esigenze di un mondo "veloce e moderno" che richiede sempre di più capacità e competenza. Il prodotto della sua evoluzione - il PDL - è stato "consumato" in meno di un anno. 
Altri soggetti politici, sul versante del cosiddetto centro-sinistra, sono stati annichiliti in brevissimo tempo. Il campione dell'evoluzione politica del centro sinistra e cioè il PD, appare già un residuato fossile del periodo Giurassico. 
L'uscita di Fini dal progetto PDL apre altre porte, fa trasparire nuovi scenari, nuovi panorami. Quelle che erano le apparenti convinzioni del presente e cioè il bipolarismo, sembra, di colpo, divenire un residuato ancestrale. 
Viviamo nel presente, o meglio nel suo derivato malevolo, il "presentismo" che ci obbliga a contraddirci costantemente pur di sopravvivere. Essere in contraddizione con noi stessi non è più una colpa, ma una necessità operativa, per far fronte alla velocità con cui la nostra società progredisce. Fini sembra interpretare benissimo tale dinamica ed appare un dignitoso interprete di questo nuovo schema della politica che dopo aver abbattuto gli schemi delle appartenenze, delle idealità, dei riferimenti ontologici della politica, derivati ed imposti dai canoni bisecolari della politica geometrica euclidea, dimostra di essersi ben adeguato ai nuovi canoni della politica del "Vuoto a Perdere", in cui tutto si consuma in breve tempo, in perfetta assonanza con una società che vive sempre più in "tempo reale", in stretto ossequio al principio eracliteo del "permanente divenire".
Massimo Scorretti

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