FUTURO E LIBERTA' : QUALI GLI ERRORI SU CUI RIFLETTERE NEL TENTATIVO DI ANDARE OLTRE
A volte torno a tormentarmi con domande a cui non riesco a dare una risposta, certa e soddisfacente.
Alcune di queste, le faccio ordine di questa riflessione generale, estesa a tutti.
Ad esempio, Perché' nel multivariato universo della politica italiana ad ogni discussione e diaspora, internamente ai partiti, piccoli o grandi che siano, spesso consegue che gli scontenti o scissionisti, finiscono, ineluttabilmente, per formare un nuovo partito ?
Tende a prevalere la necessita' di persone di voler affermare le loro pulsioni leaderistiche, o si tende a voler far affermare, in maniera determinata, idee, valori, concetti e programmi che altrimenti non troverebbero spazio ?
Uomini o Idee, quindi ? Personalismi, leaderismi o convinzione e determinazione ideale ?
Futuro e Liberta' e' uno degli ultimi esempi di neo genesi di partito, derivato da una scissione traumatica avvenuta all'interno di un grande partito di massa che e' il PDL. Il FLI nasce dalle contraddizioni del PDL, da interrogativi non risolti, da discussioni e confronti non sufficientemente metabolizzati, dalla fretta di creare una sintesi tecno politica, in grado di rendere piu' "manovrabile" un soggetto che Berlusconi, con il tempo ha fatto apparire un soggetto unico e cioe' la sintesi Forza Italia + Alleanza Nazionale. In realta' e' stata solo l'abilita di Berlusconi e il suo spiccato appeal fascinatorio, esercitato in maniera irrazionale ed inculturale, sulle masse, a far apparire due partiti con radici, riferimenti e tradizioni diversissime (Forza Italia e Alleanza Nazionale), come la stessa cosa. Un tentativo di semplificazione eccessiva, di ibridizzazione del pensiero, un esperimento palingenetico che lungi dal fornire nuove creature politiche viventi ed in buona salute, ha dato vita ad una forma primitiva di aggregato politico, fatto avanzare a suon di spinte emotive, di trascinamenti epidermici, dall'evocazione di scenari esaltanti, ma inesistenti. Si e' data origine ad un soggetto politico anemico, debole nella struttura, una forma saprofitica di vita che per esistere aveva bisogno dei polmoni di Berlusconi e degli attributi del medesimo. Senza di loro sarebbe stato un cadaverino senza vita.
Il progetto del PDL, risponde, non gia' ad una percepita ed auspicata necessita' di popolo, come e' apparsa d'essere, ad una lettura generale ed approssimativa, bensì da un'induzione onirica, mediaticamente procurata, dell'immaginario collettivo, a cui e' stata paventata l'ipotesi di un'invincibile armata anti comunista. Si tratta di una fascinazione e di una seduzione che è dislocata fuori dal tempo e fuori dai luoghi reali in cui si dibatte la politica italiana odierna.
A Berlusconi, dopo l'esperienza consumata nel governo 2001-2006, occorreva correggere alcune criticità rilevate nella precedente esperienza di governo e cioe' esercitare il controllo diretto su Casini e Fini, sicuramente personaggi ostici - soprattutto il primo - da gestire in una coalizione di governo, in cui ognuno manteneva intatta la propria autonomia di azione politica. Diverso sarebbe stato se i due potessero essere "riassorbiti" all'interno di un unico calderone, il cui capo indiscusso fosse stato Berlusconi. Casini non abbocco' al tranello, Fini fu costretto. IL PDL muove da questa contraddizione e perisce sugli esiti della medesima. Una forma di dipendenza e di non autonomia che ne ha determinato la scomparsa, dopo pochi mesi dalla sua artificiale nascita.
Se quelle appena enunciate potrebbero essere, realisticamente parlando, le contraddizioni dalle quali si è mosso per creare il PDL, oggi non dobbiamo demonizzare questi eventi. Non possiamo e non dobbiamo imputare a Berlusconi, tutti i mali esistenti nel pianeta politico e scagliarci irragionevolmente e con malcelato astio, verso questo personaggio che comunque ha dato tanto alla politica italiana.
Se oggi il FLI rappresenta un tentativo di operare un distinguo, nel multiforme panorama della destra italiana è perché dalla disgregazione del MSI prima ed ancor più di AN dopo, ci sono stati troppi strappi e lacerazioni, poco digerite e meditate. Certo e' che quando si determinano lacerazioni non sempre e' possibile trovare vie intermedie per anestetizzare il processo e non percepire dolore. A volte e' necessario provare dolore per fare meglio dopo. Il tentativo di creare il grande Polo dei moderati e' stato un tentativo reso possibile solo dal grande afflato carismatico dovuto a Berlusconi, altrimenti anche il tentativo non sarebbe stato possibile. Troppe le variabili indipendenti da sintonizzare ed armonizzare che non sono state coniugate nel modo giusto. Il tentativo di fare il PDL e' stato fatto ed e' andato male. Non e' possibile immaginare un Polo dei moderati italiani privo di UDC e di altre forze, significativamente rappresentative, di un determinato strato di popolazione e di ceto. Se oggi è avvenuta l'ennesima diaspora, in seno al Pdl, vuol dire che qualcosa non ha funzionato ed andrebbe corretta. La costituzione del FLI rappresenta l'epifenomeno di questa sofferenza, ma non per questo nei contenuti del FLI si deve rappresentare, ossessivamente, un risentimento contro Berlusconi. Non va dimenticato che Berlusconi, Fini e Casini hanno rappresentato per 14 anni un substrato compatto che ha segnato, indelebilmente, la storia politica del nostro Paese. Oggi non si puo' passare, sic et simpliciter ad essere nel FLI i piu' aspri detrattori di un politico di cui siamo stati i piu' stretti e fedeli alleati per oltre un decennio. E' un atteggiamento di palese ottusità politica che non paga, sotto nessun profilo, men che meno sotto quello del reclutamento del consenso. Il FLI deve rappresentare la sintesi scaturente da un attenta lettura dell'attualita politica, non l'esegesi del presentiamo, bensì la rappresentazione della politica in divenire che guarda al futuro, che elabora proposte e fa progetti in base alla capacita' di fare previsioni, di saper leggere anticipatamente le dinamiche che trovano espressione all'interno della societa'. Non futuristi, quindi, nella mera accezione propagandistica e sloganistica, bensì come entità e comunità politica che sa interpretare ed intercettare le pulsioni societarie e le necessita' evolutive di un individuo sempre piu' cosciente ed esigente. Il FLI, per essere moderno davvero, deve saper leggere e decifrare il presente che e' l'immediata anticamera del divenire, percepire le necessita', i malesseri, le sofferenze, gli afflati che esprimono tutte le generazioni che vivono nella dimensione di questa articolata e complessa societa' e di qui, se n'e e' capace, sviluppare il proprio progetto di governo politico della medesima.
Alcune di queste, le faccio ordine di questa riflessione generale, estesa a tutti.
Ad esempio, Perché' nel multivariato universo della politica italiana ad ogni discussione e diaspora, internamente ai partiti, piccoli o grandi che siano, spesso consegue che gli scontenti o scissionisti, finiscono, ineluttabilmente, per formare un nuovo partito ?
Tende a prevalere la necessita' di persone di voler affermare le loro pulsioni leaderistiche, o si tende a voler far affermare, in maniera determinata, idee, valori, concetti e programmi che altrimenti non troverebbero spazio ?
Uomini o Idee, quindi ? Personalismi, leaderismi o convinzione e determinazione ideale ?
Futuro e Liberta' e' uno degli ultimi esempi di neo genesi di partito, derivato da una scissione traumatica avvenuta all'interno di un grande partito di massa che e' il PDL. Il FLI nasce dalle contraddizioni del PDL, da interrogativi non risolti, da discussioni e confronti non sufficientemente metabolizzati, dalla fretta di creare una sintesi tecno politica, in grado di rendere piu' "manovrabile" un soggetto che Berlusconi, con il tempo ha fatto apparire un soggetto unico e cioe' la sintesi Forza Italia + Alleanza Nazionale. In realta' e' stata solo l'abilita di Berlusconi e il suo spiccato appeal fascinatorio, esercitato in maniera irrazionale ed inculturale, sulle masse, a far apparire due partiti con radici, riferimenti e tradizioni diversissime (Forza Italia e Alleanza Nazionale), come la stessa cosa. Un tentativo di semplificazione eccessiva, di ibridizzazione del pensiero, un esperimento palingenetico che lungi dal fornire nuove creature politiche viventi ed in buona salute, ha dato vita ad una forma primitiva di aggregato politico, fatto avanzare a suon di spinte emotive, di trascinamenti epidermici, dall'evocazione di scenari esaltanti, ma inesistenti. Si e' data origine ad un soggetto politico anemico, debole nella struttura, una forma saprofitica di vita che per esistere aveva bisogno dei polmoni di Berlusconi e degli attributi del medesimo. Senza di loro sarebbe stato un cadaverino senza vita.
Il progetto del PDL, risponde, non gia' ad una percepita ed auspicata necessita' di popolo, come e' apparsa d'essere, ad una lettura generale ed approssimativa, bensì da un'induzione onirica, mediaticamente procurata, dell'immaginario collettivo, a cui e' stata paventata l'ipotesi di un'invincibile armata anti comunista. Si tratta di una fascinazione e di una seduzione che è dislocata fuori dal tempo e fuori dai luoghi reali in cui si dibatte la politica italiana odierna.
A Berlusconi, dopo l'esperienza consumata nel governo 2001-2006, occorreva correggere alcune criticità rilevate nella precedente esperienza di governo e cioe' esercitare il controllo diretto su Casini e Fini, sicuramente personaggi ostici - soprattutto il primo - da gestire in una coalizione di governo, in cui ognuno manteneva intatta la propria autonomia di azione politica. Diverso sarebbe stato se i due potessero essere "riassorbiti" all'interno di un unico calderone, il cui capo indiscusso fosse stato Berlusconi. Casini non abbocco' al tranello, Fini fu costretto. IL PDL muove da questa contraddizione e perisce sugli esiti della medesima. Una forma di dipendenza e di non autonomia che ne ha determinato la scomparsa, dopo pochi mesi dalla sua artificiale nascita.
Se quelle appena enunciate potrebbero essere, realisticamente parlando, le contraddizioni dalle quali si è mosso per creare il PDL, oggi non dobbiamo demonizzare questi eventi. Non possiamo e non dobbiamo imputare a Berlusconi, tutti i mali esistenti nel pianeta politico e scagliarci irragionevolmente e con malcelato astio, verso questo personaggio che comunque ha dato tanto alla politica italiana.
Se oggi il FLI rappresenta un tentativo di operare un distinguo, nel multiforme panorama della destra italiana è perché dalla disgregazione del MSI prima ed ancor più di AN dopo, ci sono stati troppi strappi e lacerazioni, poco digerite e meditate. Certo e' che quando si determinano lacerazioni non sempre e' possibile trovare vie intermedie per anestetizzare il processo e non percepire dolore. A volte e' necessario provare dolore per fare meglio dopo. Il tentativo di creare il grande Polo dei moderati e' stato un tentativo reso possibile solo dal grande afflato carismatico dovuto a Berlusconi, altrimenti anche il tentativo non sarebbe stato possibile. Troppe le variabili indipendenti da sintonizzare ed armonizzare che non sono state coniugate nel modo giusto. Il tentativo di fare il PDL e' stato fatto ed e' andato male. Non e' possibile immaginare un Polo dei moderati italiani privo di UDC e di altre forze, significativamente rappresentative, di un determinato strato di popolazione e di ceto. Se oggi è avvenuta l'ennesima diaspora, in seno al Pdl, vuol dire che qualcosa non ha funzionato ed andrebbe corretta. La costituzione del FLI rappresenta l'epifenomeno di questa sofferenza, ma non per questo nei contenuti del FLI si deve rappresentare, ossessivamente, un risentimento contro Berlusconi. Non va dimenticato che Berlusconi, Fini e Casini hanno rappresentato per 14 anni un substrato compatto che ha segnato, indelebilmente, la storia politica del nostro Paese. Oggi non si puo' passare, sic et simpliciter ad essere nel FLI i piu' aspri detrattori di un politico di cui siamo stati i piu' stretti e fedeli alleati per oltre un decennio. E' un atteggiamento di palese ottusità politica che non paga, sotto nessun profilo, men che meno sotto quello del reclutamento del consenso. Il FLI deve rappresentare la sintesi scaturente da un attenta lettura dell'attualita politica, non l'esegesi del presentiamo, bensì la rappresentazione della politica in divenire che guarda al futuro, che elabora proposte e fa progetti in base alla capacita' di fare previsioni, di saper leggere anticipatamente le dinamiche che trovano espressione all'interno della societa'. Non futuristi, quindi, nella mera accezione propagandistica e sloganistica, bensì come entità e comunità politica che sa interpretare ed intercettare le pulsioni societarie e le necessita' evolutive di un individuo sempre piu' cosciente ed esigente. Il FLI, per essere moderno davvero, deve saper leggere e decifrare il presente che e' l'immediata anticamera del divenire, percepire le necessita', i malesseri, le sofferenze, gli afflati che esprimono tutte le generazioni che vivono nella dimensione di questa articolata e complessa societa' e di qui, se n'e e' capace, sviluppare il proprio progetto di governo politico della medesima.
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