L'ESCAMOTAGE DELLA VECCHIA POLITICA PER RICICLARSI "ROTTAMAZIONE CON DIRITTO DI MANUTENZIONE"


I nostri cugini francesi non ci sono mai stati simpatici, tuttavia non si può negar loro una sorta di primogenitura, inossidabile, sul fronte della democrazia teorica e sui paradigmi applicativi della medesima. Guardiamo cos'è accaduto del tutto recentemente in terra francese. 
L'antipatico Sarkozy, enfant prodige della politica francese ed europea, paladino per il centro destra italiano del rinnovamento del quadro politico del centro destra europeo e modello a cui ispirarsi, è stato considerato l'uomo di punta della politica europea dell'inizio 2000. 
Un bomber della politica che avrebbe dovuto sbaragliare gli avversari. 
Gianfranco Fini lo incensò fino all'idolatria e lo inserii in quella triade di eccelsi, insieme a Cameron e a Jose Maria Aznar, con l'ausilio dei quali conquistare il palcoscenico della politica europea ed usandoli come lasciapassare concettuale per conquistare il palcoscenico della politica italiana. 
Com'e' finita la parabola politica dello spagnolo Jose Maria Aznar lo sappiamo tutti. Sconfitto dal Caballero Zapatero si è mestamente accomodato, non in panchina (in attesa di rientrare) bensì tra le fila di coloro che "furono" che in politica vuol dire: nel cimitero degli elefanti. 
Un posto dal quale riemergere, di tanto in tanto, con una finalità ben specifica: creare fondazioni ed andare in giro per il mondo, o meglio per l'Europa, a fare manifestazioni commemorative e convegni a supporto, marginale, dell'antica area di militanza. 
La storia dell'antipatico Sarkozy è questione recente e rappresenta uno dei tonfi più memorabili che si ricordino nella storia della recente politica europea. 
Un tonfo che l'ha portato dalle stelle alle stalle, in men che non si dica. 
Un solo mandato presidenziale e quindi pronto l'assegno di pensionamento - anticipato - lontano dalle auree sale presidenziali dell'Eliseo.
Tuttavia, il piccolo Sarkozy, non ha battuto ciglio e sconfitto alle elezioni di pochi mesi fa, ha detto tre paroline semplici semplici : "Lascio la Politica". 
Fine dei giochi ed avanti un altro. 
Sarkozy passa a vita privata, in ossequio a quella leggina, non scritta che impone rinnovamento, cambio di marcia e spazio politico ad altri. Tutto ciò per il bene della causa.
Ha anche detto un'altra cosa, il povero Sarkozy: "Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta".
Devo dire che dopo queste prese di posizione, il piccolo Sarkozy, ai miei occhi, è diventato un gigante, soprattutto se lo paragoniamo ai pigmei della nostra politica nazionale.
Da noi queste abitudini non ci sono. Se si perdono le elezioni, ci si ripropone all'infinito, sino a che il politico di turno non venga colpito da un ictus, dall'Halzeimer o da qualcosa di peggio che lo rapisca, forzatamente, dal palcoscenico politico. Abbiamo gente di novanta, ottanta, settant'anni in Parlamento. La grande massa dei più giovani sono più vecchi di Sarkozy, al momento in cui ha mollato la poltrona, per ritirarsi a vita privata.
Ma la Francia ha anche qualcosa d'altro che la colloca almeno una spanna al di sopra di noi, in termini di democrazia reale e di ideali e scenari politici di riferimento. 
In terra francese vi è una rappresentazione dell'intero scenario politico nazionale. Dalla destra (anche estrema), alla sinistra (anche estrema). 
La destra della figlia di Le Pen, Marine, alle ultime elezioni francesi, ha raggiunto quasi il 20%, dimostrando una capacità di rappresentanza della protesta, dell'antagonismo a politiche irrazionali ed improduttive (adottate da Sarkozy in Francia e dal governo Berlusconi in Italia) di formidabile carattere ed univocità. 
Inutile ricordare che la destra italiana è pressoché irrintracciabile, nel mesto panorama della politica italiana dei nostri giorni. Un patrimonio che si è volatilizzato (in tutti i sensi) nel giro di pochissimo tempo. Nessuno ne sa cenno. Sono ancora tutti li a cercare di mantenere salvo lo scranno, per il prossimo mandato.
Da noi si fa politica per altri motivi che non quelli nobilissimi di gestire la cosa pubblica, per nome e per conto di chi ti da il mandato di rappresentarlo in Parlamento e in tutte le altre assisi elettive, previste dal nostro ordinamento.
Oggi abbiamo scoperto un nuovo termine che inizialmente faceva paura ai gerontosauti nostrani: la rottamazione. 
Ma piano, piano, i nostri gerontox, hanno imparato a convivere con l'austera minaccia di essere gettati nel cassonetto, o nella discarica della politica. 
Da un pò di tempo, hanno iniziato a parlare di rottamazione di se stessi. 
Rottamazione temporanea, ovviamente. 
Una sorta di rimessa a punto dei propri meccanismi operativi. 
Un maquillage, un lifting, un'operazione di sostituzione delle parti usurate, con quelle di più moderna concezione. Ad esempio un bel profilo su Facebook, Twitter e Linkedin. Molti si presentano, proprio su quest'ultimo, dipingendosi, non come politici, bensì come professionisti di un qualcosa che non hanno fatto quasi mai. 
Architetti, avvocati, ingegneri, economisti ecc. ecc. Professioni fatte poco o nulla in quanto molti di loro siedono in Parlamento, da oltre 20 anni.
Un grande editore, nonché scrittore italiano, Leo Longanesi, scrisse degli italiani: In Italia non c'e' rivoluzione, c'e' MANUTENZIONE.
Se applichiamo l'aforisma di Leo alla situazione italiana, calza perfettamente: 
in Italia Rottamazione è uguale a Manutenzione (e non a demolizione o dismissione). 
Ecco quindi pronta la soluzione. 
Un Restyling Manutentivo ed ecco evitata la rottamazione tout court.
Sono sempre loro, sempre li, pronti per almeno un altro ventennio.

Massimo Scorretti

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