ITALIA ADESSO : PERCHÉ AUSPICARE IL RITORNO AD UNO STATO AUTORITARIO


L'Italia non è' in grado di dotarsi di un corpo politico e di un governo autorevole?
Bene allora e' il tempo di pensare di tornare ad uno stato autoritario, in cui vi sia una contrazione controllata del libero arbitrio, un contingentamento della potesta' individuale di potersi esprimere secondo i moduli intrinseci di una democrazia compiuta, in cui i cittadini liberamente operano scelte. Occorre tornare ai moduli consunti del tutoraggio forzato di un popolo rovinato da decenni di politiche disastrose e di malgoverno di politici incapaci, corrotti e incuranti del bene comune, ma orientati a perseguire ben altri interessi. Nel nostro paese il tempo passa e nulla accade. Le condizioni economiche di sopravvivenza dell'Italia e degli italiani peggiorano ogni giorno di più. C'è solo il tunnel (da anni) e non si vede alcun cono di luce alla fine del budello nero.
In Italia, dopo il periodo autoritario del fascismo, abbiamo riassaporato ed interpretato la democrazia come quel luogo politico, storico, concreto, dove da un lato s'invocavano e ci si ispirava ai valori altisonanti di liberta', morale pubblica, lavoro, impegno sociale, ma dall'altro si era pervicacemente ancorati a lasciar rinascere e riaffermarsi di quella, mai sopita, volonta' e coscienza italiana, atavicamente improntate ad una forma di libertarismo anarcoide, al centro del quale campeggia il motto, ineludibile, di poter vivere facendo "quellocheczzmipare".
Una forma di democrazia, quella italiana, liquida, impalpabile che se tenti di prenderla ti sfugge tra le dita e che ognuno può plasmare come meglio gli pare. Ovvero una non-democrazia o una democrazia pret a porter, sportiva e usa e getta.
Nessun limite alla realizzazione dei desideri personali, individuali, nessun limite a mezzi e metodologie per poter vedere realizzate le proprie ambizioni.
Nel nostro paese vi è la consumata abitudine di deformare tutti quegli strumenti utili per il funzionamento di una normale società, asservendoli alle proprie necessità contingenti, sviandoli o distraendoli, dalle loro funzioni generali e collettive.
Ne sono un esempio le organizzazioni sindacali che nella normalità di un paese civile, espletano funzioni di garanzia per i lavoratori, ma che da noi servono per raggiungere tutt'altri scopi, fino a garantire impunibilità per masse sterminate di fannulloni e fortune personali per gli iscritti e per i loro dirigenti. Non è l'unico esempio di come un organismo necessario e nobile, venga distorto ed asservito ad altri scopi ed altre funzioni. Ed ancora non e' difficile registrare come in molti degli snodi della pubblica amministrazione, dove potenzialmente si concretizza un momento decisionale, un'area in cui si concentri un potere decisionale, orientato verso pubbliche necessita', si annidi una potenziale area di corruzione in cui chi decide, spesso diviene, corrotto o corruttibile. L'Italia e' da tempo l'effige di tutto ciò e la sensazione che si vive e' quella del non poter tornare indietro, dopo che diverse generazioni sono state allevate e cresciute in un'ottica di questo genere.
Tutti si lamentano, ma nessuno riesce a far nulla e nulla cambia. Nessuno al momento sembra in grado di aprire un varco in questo contesto, caratterizzato soprattutto dalla cristallizzazione degli eventi, alla cui realizzazione sono serviti decenni di malcostume e malgoverni.
L'Italia e gli italiani hanno bisogno di veder riposizionare valori fondamentali, abitudini, atteggiamenti, ricostruire una morale solida, riscoprire il valore del bene collettivo e ridimensionare quello del bene "particulare". Ricostruire questa nazione nelle sue generalità e nei dettagli per farne una nazione profondamente diversa da quella che è oggi.
Ma e' assai difficile operare cambiamenti in un clima del genere. Difficile cambiare classe una politica che tende irriducibilmente all'automantenimento. Difficile fare riforme dei sistemi istituzionali, difficile operare cambiamenti radicali della pubblica amministrazione, impossibile fare riforme per far pagare a tutti le tasse, difficile abbattere le lobby che vivono lautamente, forti di privilegi che nessuno si sogna di poter toccare. È' tutto cristallizzato in uno scenario assolutamente immutabile. In un clima di questo genere, con la gente che si sta impoverendo sempre piu' o annegando nella miseria, nella disperazione della disoccupazione e dei fallimenti societari, non ci sono altre strade che tornare ad un stato che d'autorità ripristini le condizioni essenziali per poter ripartire. Uno stato autoritario moderno, non totalitario o dittatoriale, ma fortemente improntato a ripristinare l'ordine minimo per far funzionare tutto secondo le regole.
Uno stato autoritario, ne di destra, ne di sinistra, ne fascista, ne comunista, ma assolutamente ed asetticamente distante da collocazioni posizionate secondo geometrie ottocentesche. E siccome siamo la nazione culla del cristianesimo e del cattolicesimo che sforna un santo al minuto, tanto da crearne un popolo, potremmo chiamare questo Stato con l'acronimo SAN (Stato Autoritario Nichilista), dove si riparte dal nulla, perché in realtà di buono c'è' rimasto poco o niente.

Massimo Scorretti

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