COVID 19 - OLTRE LA LINEA (LIBRO) di Massimo Scorretti

Il SARS CoV2, considerato dalla scienza un virus di scarsa aggressività, si è diffuso, in circa tre mesi, in tutto il pianeta e sta provocando centinaia di migliaia di morti. E' pur vero che l'essere umano, nel corso della sua lunga esistenza, ha affrontato decine e decine di epidemie ed è stato falcidiato da eventi pandemici quali peste, vaiolo, colera, tifo che hanno spazzato via la vita di milioni di persone. Milioni di persone sono state uccise dalla tubercolosi, fino a soli ottant'anni fa. La pandemia influenzale, nota come la spagnola, solo cento anni fa, ha ucciso tra i venti e i cinquanta milioni di persone, in tutto il mondo. Tra il 1956 e il 1957, un'altra pandemia influenzale, nota come l'Asiatica, uccise altri milioni di persone in tutto il mondo.
Nessuno sa come questa storia andrà a finire, ma di certo, la pandemia in corso, dovrebbe farci riflettere su come, un virus ad alta letalità, ad elevata trasmissibilità - non è questo il caso della Covid 19 - e breve tempo di incubazione, potrebbe, nel breve volgere di qualche settimana-mese, portare all'estinzione o quasi del genere umano. La ricerca, dal canto suo, dovrebbe porre, molto più incisivamente, al centro dei propri obiettivi, la sintesi di farmaci antivirali che - con la stessa efficacia che hanno gli antibiotici sui batteri - blocchino in maniera immediata l'azione dannosa dei virus, eliminandoli radicalmente. Inoltre, dovremmo essere in grado di progettare, produrre e distribuire vaccini, per contrastare efficacemente la diffusione di ceppi virali, a potenziale esiziale, nel breve volgere di pochissimi mesi. A cosa dovrebbe servire l'incremento della conoscenza ed il conseguente avanzamento tecnologico, se non ad allungare la vita dell'uomo e a migliorarne la qualità. La ricerca scientifica dovrebbe essere potenziata, magari attraverso significative parti del PIL, destinate appositamente dagli Stati. Le strutture deputate all'emergenza sanitaria nazionale, dovrebbero saper agire in maniera coordinata e tempestiva, senza improvvisare scenari e cambiandoli, di volta in volta, all'occorrenza. Tutto quello che sta accadendo, in questi giorni e in queste ore drammatiche, ci deve far aprire gli occhi sul fatto che non siamo assolutamente pronti a reagire a minacce improvvise. Moltissime delle dolorose morti, a cui stiamo assistendo in questo periodo, dovevano e potevano essere evitate. In queste lunghe giornate, spesso drammatiche, trascorse all'interno delle nostre mura domestiche, abbiamo consumato con gli occhi gli schermi delle nostre TV e dei PC, in attesa di ricevere qualche buona notizia che ci indirizzasse verso un epilogo felice di questa brutta storia. Tuttavia, dopo tre mesi da quel 21 febbraio, ancora oggi, sebbene in misura minore, continuiamo a contare i morti ed i contagiati. Difficile capire quando finirà e quando torneremo ad essere liberi completamente, come prima.
Tante le tante cose orrende a cui abbiamo assistito e a cui stiamo ancora assistendo. Tra queste, si staglia imponente, il lamento dei familiari delle persone decedute. Un lamento che ti lascia senza parole e con un grido di rabbia in gola. Tra le tante grida di disperazione, di coloro che hanno perso i propri cari, non potrò mai dimenticare la rabbia e il dolore della moglie del dottor Vincenzo Leone.
Vincenzo era un medico di base di Urgnano, in provincia di Bergamo, uno tra i tantissimi medici morti per affrontare questa sfida infame. Una morte la sua, al pari di quella di tanti altri medici ed operatori sanitari che con tutta probabilità si poteva evitare.
La moglie, che non si arrende a questa dolorosissima perdita, dice: "Alla fine qualcuno dovrà pagare".

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