DUALISMO BERLUSCONI FINI: SIAMO SICURI SIA QUESTO IL PROBLEMA ? LA CAPACITA' DI SAPER DISTINGUERE

Impazza ormai da qualche mese la telenovela Berlusconi-Fini. Un nuovo dualismo che fa notizia, che fa audience che intriga chi segue la politica e gli italiani in genere. Un dualismo - che pur partendo da fatti reali - e' stato amplificato, manipolato e reinterpretato ad arte dai media, su indicazione della politica, per spaccare l' opinione pubblica, per orientarla, per imbrancarla come si fa con il gregge, dentro un recinto o dentro l'altro. Un dualismo in cui prevale una radice che interpreta la politica in maniera manichea, in cui si rappresenta la doppia sponda dei buoni e dei cattivi, dei bravi e degli incapaci e del leale e del traditore. Una formuletta semplice semplice, a cui i più' aderiscono, istintivamente, convinti che certe realtà, messe in rilevante mostra dai media, rappresentino verità' assiomatiche, assolutamente incontestabili. Alla gente in generale ed agli italiani in particolare, piace da sempre questa logica del "di qua o di la", dei guelfi e ghibellini, del rosso e del nero, della destra e della sinistra e più' semplicisticamente del buono e del cattivo. Riportare questioni complesse, dalla genesi multifattoriale, a questioni semplici e banali, a cui si aderisce d'istinto, e' da sempre la carta vincente di alcuni politici che sanno interpretare e cogliere nitidamente le modalità' di orientare a loro piacimento l'opinione di Massa. Di sicuro, oggi, e' molto più' difficile per la politica operare in questo senso, vista la possibilità, offerta a tutti noi dalle moderne tecnologie digitali, di avere informazioni a 360 gradi e non solo attraverso il recepimento di notizie propinate dai tradizionali mezzi di comunicazione di massa. E' vero che la gente, nella sua accezione di "massa", possiede un profilo culturale sicuramente più' avanzato di quella dell'Italia cafona dei primi due terzi del novecento. E' vero anche che la gente sa discernere meglio e sa orientarsi in maniera più' consapevole nell'imponente flusso informativo che avvolge la nostra quotidianità', purtuttavia, e' altrettanto vero che la stessa informazione si e' evoluta adottando protocolli alla cui base vi sono studi sociologici sistematici che tengono in considerazione come formulare l'informazione sulla base del rinnovato assetto culturale su cui si articola la nostra società'. Nonostante quanto appena detto, ciò che viene meglio recepito, ancora oggi, e' la formuletta semplice della divisione del mondo in due emisferi: A e B. Bianco e Nero o Buono e Cattivo. La gente ama buttarsi in una delle parti e poi menare mazzate a difesa della propria parte e delle proprie apparenti ragioni. La semplificazione del mondo spaccato a meta' favorisce da sempre chi vuole che il mondo sia bimodale, chi vuole omologare le differenze e le sfaccettature, chi vuole levigare o smussare angoli ed asperità' che rappresentano fenomeni fisiologici della nostra realtà' esistenziale. Questo modo di leggere la nostra società ed i fenomeni che si realizzano in essa, a mio modo di vedere, e' semplicistico ed artatamente costruito per banalizzare la lettura di quanto avviene, in questo periodo, nel nostro paese, sul fronte della politica. E' hiaro che la politica di parte deve usare tutti i mezzi per poter "convincere" i cittadini della bontà' delle proprie asserzioni, dei propri convincimenti e dei propri programmi, cionondimeno il cittadino deve saper difendersi, dalle strategie semplificative che essa utilizza per poter reclutare il consenso. Per tornare all'attualità e' chiaro che la stucchevole querelle che sta proliferando da tempo all'interno del centro destra, articolata sulla contrapposizione Berlusconi Fini, rappresenta chiaramente un altro evidente processo di semplificazione di quanto si sta concretizzando, realmente, sul fronte della politica italiana. E' chiaro come il sole che esiste, realmente, il problema politico, all'interno di ciò' che e' stato il centro destra italiano, ma e' altrettanto chiaro come il sole che e' un problema che nasce in risposta ad esigenze evolutive del sistema politico italiano. Il sistema politico attuale, includente i protagonisti che lo rendono vivo, si sta muovendo nella direzione di trovare un nuovo assetto ed e' chiaro che le spinte evolutive, tendenti a mutare il sistema, vengono fornite al sistema stesso dai protagonisti singoli o associati che vivono al suo interno, come pure da attori esterni che si muovono in consonanza al sistema politico medesimo. Se poi vogliamo individuare la natura della variabile che ha reso instabile il sistema e ne sta determinando le oscillazioni, i movimenti compulsivi, gli scossoni e financo i terremoti, e' chiaro che questa variabile si chiama post-Berlusconi ed il superamento del Berlusconismo. Risulta sufficientemente chiaro, pertanto che invece di attardarci a capire chi abbia ragione tra Fini e Berlusconi, chi tra loro sia il buono o il cattivo, chi sia il vile traditore e chi il leale paladino dei cittadini ed i derivati di questa insanabile malattia che risponde al nome di "presentismo", occorrerebbe interrogarsi sul quale sia il futuro politico dell'Italia, sulla prossima classe dirigente, sulle sue qualità' (ammesso che vi siano) e sull'assetto futuro di un nuovo gruppo politico che dovrebbe rappresentare le istanze di quell'elettorato che tradizionalmente si e' da sempre identificato con l'area del centro destra degli ultimi venti anni. Infine, occorre interrogarsi sulla questione della divisione tra centro destra e centro sinistra e se quest'asset abbia ancora oggi ragione di essere. Questi sono gli interrogativi che realisticamente, nella stringente attualità' rappresentano i punti di analisi preminenti su cui attestare la nostra attenzione ed il nostro interesse. L'aderire a pulsioni, create ad arte dalle fazioni di uno o dell'altro schieramento, non conduce da nessuna parte e maschera il problema, creando quella sindrome da disorientamento che affligge moltissimi e che allontana sempre più' la gente dalla politica, ravvedendo in essa la più' ignobile delle abiezioni. Se ambizioni personali di Fini ci sono (e anche questo dato credo sia incontestabile) queste vanno ad iscriversi nel panorama più' ampio e più' complesso del dopo Berlusconi. Che Fini abbia ambizioni di governo - dopo aver rappresentato per anni il terzo partito in Italia e vantando un consenso personale - misurato dai sondaggi - piuttosto rilevante, credo sia abbastanza legittimo, come pure apparirebbero legittime le aspirazioni di personaggi provenienti dall'area di Forza Italia come Tremonti o come il tre volte governatore della Lombardia Formigoni. Tutto ciò' comunque rappresenta il bandolo della matassa di un problema che da tempo ormai mostra il proprio inquietante profilo che e' il post Berlusconi. In nome di questo vuoto da colmare ne vedremo delle belle.

MASSIMO SCORRETTI

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