SANREMO e La Lezione Politica del Professor Roberto Vecchioni
SANREMO e La Lezione Politica del Professor Roberto Vecchioni
CAMBIARE MUSICA
Roberto Vecchioni, professione docente di scuola superiore, cantautore per passione e per impegno politico, 61 anni e da quasi 40 sul palcoscenico della canzone d'autore italiana. Vecchioni ha vinto il 61° Festival di Sanremo. Vecchioni appartiene per convenzione e comportamenti a quell'elite' canora che per certi versi ha sempre snobbato Sanremo, identificando la popolare manifestazione italiana in un deprecabile teatrino, in cui da sempre vanno in scena il disimpegno e la banalità', tradotti in testi e musica.
Quasi mai gli appartenenti all'eletta schiera cantautorale (De Gregori, Venditti, Bennato, Guccini, Fossati, Vecchioni ecc) si sono avvicinati alla competizione canora (se non in qualità' di ospiti), delineando una netta linea di demarcazione tra quella che e' considerata la canzone d'autore e la canzonetta disimpegnata, in cui cuore fa sempre rima con amore.
Sovvertendo questo luogo comune, Vecchioni, forse per fare un favore all'amico Morandi, ha portato sul palcoscenico di Sanremo la canzone d'autore e non volendosi sottrarre alla legge di Sanremo, in cui la parola "amore" deve per forza trovare posto nelle strofe delle canzoni, ne ha confezionata una dal titolo "Chiamami ancora AMORE".
Una canzone in cui si tocca con mano l'impegno politico, la passione delle idee (le idee sono come le farfalle che non puoi toglierli le ali), la capacita' di trattare in maniera lirica e poetica argomenti drammaticamente attuali, a cui la politica non sa fornire risposte credibili e risolutive. Tratta questi argomenti con leggerezza, con la leggiadria descrittiva del poeta che vuole gridare il dissenso, senza travalicare i limiti di una canzone. Riesce a farci sfiorare momenti di sorprendente intensità' emotiva, mentre scivoliamo sul saliscendi della melodia del pezzo, trascinati dal richiamo incessante di "Chiamami ancora amore".
Ha detto e fatto più' Vecchioni con la sua canzone lanciata al Festival di Sanremo che Bersani e tutta l'accolita di politici del PD e di Vendola messi insieme.
Vecchioni ha parlato con parole semplici arrivando direttamente al cuore di tanti.
Ci ha riportato per qualche minuto a riassaporare quel linguaggio e quelle atmosfere, così care a chi ha vissuto gli anni '70, con tutto il carico di impegno politico e di passione, attraverso quel linguaggio semplice, legato alla seduzione della metafora, all'evocazione del sogno (questo disperato sogno tra il silenzio e il tuono) che si conclude con l'invito alla speranza (perché' questa maledetta notte dovra' pur finire, difendi quest'umanità' anche restasse un solo uomo).
Questa canzone e' meglio di un comizio, in un periodo in cui la politica e' morta, o al meglio ha smarrito la sua capacita' di seduzione e di evocazione del sogno.
Musica e parole in un saliscendi emotivo sbalorditivo. Note e parole abbracciate in una sintesi esplosiva che eccitano le sinapsi di quelle zone del cervello dove albergano le emozioni. Quelle zone che se stimolate accendono la luce nella stanza delle emozioni, della rappresentazione del sogno, di quelle immagini oniriche che vorremmo vedere trasformarsi in realtà'.
Chiamami ancora amore, ha solleticato il sentimento popolare, agendo su quelle tematiche che i politici non sanno più' trattare, di cui i politici ignorano la portata seduttiva, nella loro proiezione nazional popolare, in quanto ormai ignorano il linguaggio per poter trattare i temi cari alla gente comune.
Non funziona più' la dialettica, tanto cara all'onorevole Trombetta, occorre un linguaggio decisamente nuovo, in cui la gente che vive in questo nostro tempo si riconosca. Basta cambiare registro, come ha fatto Vecchioni che tocca soavemente tutti i temi cari alla politica contemporanea, per sollevare un plebiscito popolare che va da destra a sinistra, travalicando gli obsoleti e diafani, confini segnati dalle ideologie novecentesche.
Vecchioni ci impartisce una vera lezione di politica oppositiva, a chi attualmente governa, parlandoci di famiglie di immigrati clandestini e disperati che approdano sulle nostre coste, spesso pagando con la vita la loro ricerca di una vita migliore (per la barca che e' volata in cielo, che i bimbi ancora stavano a giocare, che gli avrei regalato il mare intero, pur di vedermeli arrivare), ci parla dei problemi drammatici di chi ha perso il lavoro o che il lavoro non l'ha ancora mai trovato (per il poeta che non può' cantare, per l'operaio che ha perso il suo lavoro), in un afflato anti militarista stigmatizza la nostra presenza in teatri di guerra (per chi a vent'anni se ne sta a morire, in un deserto come in un porcile), si scaglia contro la riforma della scuola e del sottofinanziamento della cultura (per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero) ed ancora (così belli a gridare nelle piazze perché' stanno uccidendoci il pensiero) e poi va quasi sul personale, indicando personaggi facilmente individuabili (per il bastardo che sta sempre al sole, per il vigliacco che nasconde il cuore), con richiami vagamente anti leghisti (per la nostra memoria gettata al vento da questi signori del dolore).
Vecchioni da sempre e' uomo di sinistra, e' un sognatore. Non ha mai scritto canzoni di grande diffusione (con alcune eccezioni), ma ha scritto canzoni di impegno politico, caratterizzate da un lirismo spiccato ed apprezzabile.
E' l'esempio concreto di come la sinistra, da sempre, può' contare su una compagine di intellettuali che spesso fanno la differenza, per raggiungere con messaggi semplici ed immediati il sentimento popolare diffuso.
La destra su questo fronte e' sempre stata carente, esprimendo un "individualismo" autoreferenziale ed impolitico anche nell'espressione artistica ed intellettuale.
Un individualismo utilitarista che al massimo ha generato messaggi con scarsa capacita' di penetranza collettiva o comunitaria e ridotta capacita' evocativa.
Bravo Vecchioni, non e' facile coniugare musica, politica e sogno. Bella canzone in tutti i sensi.
I politici registrino il messaggio e capiscano che e' ora di CAMBIARE MUSICA.
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