ATTUALIZZARE IL PENSIERO DI DESTRA di Massimo Scorretti

Quando il Moderatismo in politica esita nel Qualunquismo

Le idee portanti e tradizionali della destra vanno attualizzate ? Ma l’attualizzazione non vuol dire diluizione, non vuol dire necessariamente moderazione o attenuazione dell’incisività e del rigore con cui l’idea in se dovrebbe trovare attuazione nel concreto

C'è qualcosa di male ad essere moderati in politica ? Si sono ispirati e si ispirano a questo sentimento dottrinario in larghe schiere. E non c’è rifugium peccatorum più affidabile e sicuro, soprattutto per chi ha rappresentato valori ed idee forti e soprattutto in mancanza di un pensiero coordinato e portante, di un bello schema di pensiero moderato.
Oggi il reclutamento del consenso in politica non avviene più attraverso la proposta di un idea, di una linea di pensiero che dia origine ad un progetto di governo della società. Oggi il reclutamento del consenso avviene attraverso una bella faccia sparata in TV che dice ai cittadini quello che più o meno questi vogliono sentirsi dire (almeno nei modi). Ci sono stati taluni, ad esempio che sono riusciti a condividere meglio ciò che affermava Bertinotti, proprio in ossequio a quel suo “stile”, alle sue giacche di velluto e alla sua erre moscia.
Solo degli esilissimi distinguo, sono li a tentare di creare un’artefatta differenza tra i diversi schieramenti di ispirazione moderata.
Le categorie della politica tendono ad estinguersi, lasciando il posto ad un non sentimento, un non pensiero che si sostanzia nelle soluzioni-ricette che danno risposte immediate alle questioni che più affliggono i cittadini. Ha un qualche senso parlare ancora di identità ed appartenenza politica ?
Certamente oggi da destra non possiamo pensare di essere irriducibilmente contrari alla procreazione assistita, contro il possesso di un esile quantità di droga, contro la genetica e tutte le sue futuribili applicazioni, contro un certo liberismo economico e contro uno stato che in qualche modo assiste le categorie più deboli, sul multiculturalismo, sul voto agli extracomunitari, sull’insegnamento del corano a scuola.
In buona sostanza siamo d’accordo su concetti che in un qualche modo posseggono un carattere eminentemente antitetico. Non ho nulla da eccepire neanche su questo. Ma cosa ne è delle categorie classiche della politica: la destra, la sinistra ed il centro con tutti i loro bagagli e retaggi di pensiero associati? Nella categoria della destra, come della sinistra, tendiamo a collocarci di tutto. Ma, la cosa che risulta inspiegabile è il ricorso a dosi industriali di moderatismo. Diventare moderati, non essendolo mai stati, vuol dire essere possibilisti su tutto. E’ una delle chiavi di volta, una sorta di grimaldello, per poter accedere nel tinello di casa degli elettori italiani. Un moderatismo raccogliticcio, a tinte confuse che mostra i tratti salienti del qualunquismo, secondo il quale ci si rivolge alla società ed ai problemi in maniera da banalizzare per eccessiva semplificazione i contorni e la complessità della medesima. Il moderatismo che esita nel qualunquismo, non riuscendo a creare un convincente distinguo, è il male subdolo di questo nostro tempo. E’ un tempo con poche idee e francamente molto confuse. Dominate dallo spauracchio del politically correct, che rappresenta un vero e proprio limitatore di velocità e di pensiero. La sola ipotesi di uscire fuori da quei binari terrorizza anche il più illuminato degli attuali politici.
Si è sempre sostenuto che la destra italiana è una destra interclassista (ma quali classi coinvolge realmente) che raccoglie consensi in senso allargato, dalle classi sociali più disagiate a quelle più agiate. La cosiddetta destra diffusa, preconizzata da Fini, e cosi largamente presente nel paese (circa il 20% degli elettori), non si è mai sufficientemente riconosciuta in AN e non l'ha mai votata per intero. Dovremmo domandarci il perché ?
Forse perche la destra è sempre stata fortemente schierata contro le droghe, ritenendo la persona ed i suoi comportamenti sacra ed inviolabile? Perché la destra sostiene con forza l’idea della famiglia tradizionale, come riferimento ineludibile sul quale far poggiare la società? Perché la destra vuole sicurezza nello stato e per i suoi cittadini ?
Perché per la destra lo stato nazionale rappresenta una comunità con origini e destino e terra sacri ed inviolabili? Perché l’immigrazione in massa all’interno dei nostri confini, se non armonizzata quantitativamente e qualitativamente, produce fenomeni vistosi di diluizione delle radici originali della nostra comunità, alterando i connotati base della comunità medesima ?
Se questi sono valori di base per la gente di destra, attualizzarli non può voler dire determinare posizioni ambigue, introducendo variabili che per lungo o per rovescio, possono essere ritenute digeribili, proprio perché attuali, da tutto l’universo mondo incluso nell’attuale società italiana.
Le idee portanti e tradizionali della destra vanno attualizzate ? Questo forse è vero. Ma l’attualizzazione non vuol dire diluizione, non vuol dire necessariamente moderazione o attenuazione dell’incisività e del rigore con cui l’idea in se trova attuazione nel concreto. Se l’attualizzazione vuol dire far uscire la destra italiana da quella sorta di limbo in cui da destra non si poteva parlare, se non in termini negativi, di temi quali l’America, la bioetica, l’eugenetica, le diversità, il disagio ecc. Parliamone. Definiamo il percorso ed i contenuti dell’attualizzazione.
Rimane difficile per un elettorato pensante attendere che i contenuti dell’attualizzazione ci vengano comunicati da qualcuno attraverso comunicati stampa, per radio o per TV. Soprattutto se questi contenuti, di colpo, vanno a costituire la linea politica di un partito.
Se poi per far comprendere a tutti gli elettori i nostri punti di vista occorre una bella faccia accattivante che vada in TV a fare audience. Cosi sia. Ma se dobbiamo vendere la faccia, tentiamo almeno di non vendere le terga.
MASSIMO SCORRETTI

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