BERLUSCONI ED IL SUPERMERCATO DELLA DESTRA ITALIANA
Con l'ennesima diaspora finiana si e' arricchita la varietà della mercanzia presente sugli scaffali del supermercato della destra italiana. Non c'è che l'imbarazzo della scelta. Abbondano i prodotti: dagli scatolari, ai conservati, ai prodotti freschi, semi freschi, alle primizie di stagione. Ce n'è per tutti i palati e per tutti i gusti. Provengono tutti, indifferentemente, da uno stesso progenitore, da un prodotto originale, DOC, anzi DOCG, confezionato più di sessant'anni fa, identificato ancora oggi con l'acronimo MSI. In questa sigla storica si concentrarono la volontà, il pensiero, le idee, le azioni e l'espressione politica post fascista e parlamentare della DESTRA ITALIANA. Tutti uniti, nella memoria e nel ricordo, ma anche nella determinazione solida, coerente di un nuovo filone politico, in cui la destra rappresentasse una fase irrinunciabile ed insopprimibile, anche nell'emarginazione in cui fu costretta, della storia politica italiana. Il Movimento Sociale, non raggiunse mai percentuali elettorali di rilievo, oscillando quasi sempre tra il tre ed il trionfalistico 8.7% del 1971.
Percentuali che vennero dipinte ironicamente con l'umiliante espressione "percentuali da prefisso telefonico".
Con tangentopoli il MSI apparve l'unico soggetto politico non implicato nello tsunami che spazzo' via - apparentemente - i partiti e gli uomini politici appartenenti alla prima repubblica. Il consenso, all'interno del MSI, lievitò ed arrivò, con esso, la promozione di molti degli uomini che avevano militato nelle file del MSI. Molti si trovarono proiettati sugli scranni più' alti della rappresentanza politica (camera, senato ecc.), come pure di importanti enti pubblici nazionali.
Nel 1995 ci fu la trans mutazione del MSI in Alleanza Nazionale e qui iniziarono i primi fenomeni di segmentazione e di smembramento di quel partitino che fino ad allora si era caratterizzato per la sua coesione quasi granitica.
Si formò Fiamma Tricolore, con Pino Rauti al timone.
Rauti dichiarò chiaro e forte che qualcuno doveva pur restare a tutelare e rappresentare, nell'Italia del 2000, i valori del fascismo e della Repubblica di Salò.
Così fu e così venne la prima scissione.
AN andò avanti, il consenso crebbe, ma non quanto ci si aspettava. All'interno di AN si costituivano le correnti o "componenti".
La formazione delle cosiddette componenti, non nacque da un afflato ideale, culturale o politico, come pure non nacque in ossequio alla diversa provenienza delle tre aree che erano confluite in AN e cioè l'area che s'identificava nel vecchio MSI, l'area liberale e quella cattolica.
Niente di tutto ciò: le componenti di AN nacquero e si stratificarono intorno a personaggi emergenti dal nuovo soggetto politico, tutti provenienti dal MSI.
Gasparri, Storace, La Russa, Alemanno, Urso, costoro identificavano nuovi spezzoni del partito, anelanti al potere, usciti dal cilindro di Fini, con tendenza a volersi consolidare sul territorio. Obbiettivo dei medesimi era quello di stratificare, intorno ad ognuno, il massimo del consenso per poter poi rivendicare all'interno del partito più' peso, agli occhi di Fini. Di fatto Fini autorizzò la nascita delle componenti e lasciò crescere ognuno dei cosiddetti "colonnelli" che ne erano a capo, nel tentativo di arginarne la crescita, attraverso la rigorosa applicazione del "dividi et impera".
Gianfranco, infatti, imperò dentro AN. Tanti mugugni da parte di tutti, tante critiche, richieste di maggiore democrazia interna, di congressi chiarificatori ecc. ecc. Ma Gianfranco, invece dei congressi, concedeva, di tanto in tanto, qualche Conferenza Programmatica, al termine della quale, dalle cento tesi iniziali, alternative a quella di Fini, si passava ad una tesi unica, votata per acclamazione da tutta l'assemblea dei delegati. La laconica spiegazione finale data agli animatori delle tesi avverse o alternative era sempre la stessa: "bisogna uscire con una tesi unica, non si puo' spaccare il partito".
Ma cos'era successo ? Come si era arrivati ad appianare tutte le difformità e le diversità iniziali ? Semplice: qualche concessione di maggiore visibilità e qualche incarico ai colonnelli più indisciplinati e recalcitranti e tutte le difformità di scioglievano, facendo riapparire il sereno e la consonanza di vedute. Pesi e contrappesi per poter bilanciare una briciola di potere in piu' dato, ora a uno, ora all'altro, "colonnello" di turno.
Ma i colonnelli, con gli anni crebbero. Nel 2000 Storace si guadagnò i galloni da generale nel Lazio, con un'entusiasmante vittoria in cui pochi credevano. Dopo cinque anni, il "generale" Storace li perse rovinosamente e ridivenne colonnello. La cosa non gli piacque: mollò Fini ed AN, ritenuti poco democratici. Fondò La Destra di cui ancora oggi è leader. Poco prima di lui se ne era andata, in aperto dissenso con Fini, la nipote del Duce: Alessandra Mussolini. Non condivideva le revisionate posizioni di Fini sul nonno, massacrato a Piazzale Loreto. Fondò anche lei un partito: Alleanza Sociale. La Mussolini, litigò con Fini, ma se le dette di santa ragione con Storace, proprio durante la campagna elettorale per la rielezione del medesimo a Governatore del Lazio. Storace perse le elezioni, s'incazzò come una furia e sulla scia di quella non attesa debacle, come abbiamo detto sopra, si ecclissò da AN. Nel frattempo si era concretizzata un'altra situazione, a dir poco incredibile e cioè l'ulteriore diaspora e segmentazione di quel drappello di fuoriusciti inizialmente da AN - anzi diciamo mai entrati in AN - che diedero vita a Fiamma Tricolore. Da questo gruppetto e da piccoli residui fuoriusciti, lentamente e continuamente da AN, si formarono altre micro-formazioni politiche con relativi leaders. Si formò il Fronte Nazionale, capeggiato da Adriano Tilgher; si formò Forza Nuova, capeggiata da Roberto Fiore. Nel frattempo Rauti lasciò - per raggiunti limiti di età - il vertice di Fiamma Tricolore e a lui si alternò Romagnoli.
Nel 2008, dopo un tira e molla durato alcuni mesi, avente come tema la necessita' di fondare il calderone PDL, l'astuto Berlusconi, mette Fini con le spalle al muro, dicendogli o aderisci alla PDL o - al tuo posto - metterò la formazione di Storace. Il povero Fini non ha molta scelta: prendere o lasciare, questo e' il diktat di Berlusconi. Fini accetta - con riserva - ed entra nell'arca di Berlusconi. Allo stesso diktat, somministrato da Berlusconi a Casini, il furbissimo democristiano non abbocca e obtorto collo e' costretto a rimanere fuori dal costituendo PDL e fuori dalla coalizione che da li a poco andra' al governo. Nell'arca ci sono tutte le "razze di animali" e la prua orientata verso terre non proprio evidenti. Molti entrano nell'arca, dubbiosi, non sapendo bene quale potrebbe essere l'alternativa. Tutto e' accaduto troppo velocemente, troppo di corsa. Alcuni dicono che il tempo farà maturare le scelte e vedere più chiaramente l'orizzonte e le terre verso le quali l'arca è diretta. Alcuni altri dicono che il contenitore non è importante, ma è importante portarsi dietro i propri valori ed ideali di riferimento.
Boh! Sarà. Passa il tempo ed intanto sugli scaffali del supermercato della politica sono presenti i seguenti derivati dall'antico Movimento Sociale Italiano: Fiamma Tricolore, Forza Nuova, Fronte Nazionale, Alleanza Sociale, La Destra, il quasi nato Futuro e Libertà e i colonnelli di Fini rimasti con Berlusconi. Praticamente sette spezzoni provenienti dal MSI. Per Berlusconi non dovrebbero esserci problemi per l'eventuale surroga, in quanto alcuni di questi soggetti già sono con lui o gli sono amici. Se qualcuno fuoriuscirà dalla PDL, facendola assomigliare ad una Forza Italia allargata (come l'ha definita Fini a Mirabello), Berlusconi potrà agevolmente sostituirlo con qualcuno dei soggetti residui.
Gli scaffali del supermercato sono pieni di scampoli in vendita.
MASSIMO SCORRETTI
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