LA GENIALITA' DISSACRANTE DI LEO LONGANESI
Rievocando la sua intelligenza contro l'attuale mediocrita' dilagante
Leo Longanesi, scrittore, artista, giornalista, editore, visse poco, si spense a soli cinquantuno anni. Era il 1957, quando ci lascio', di lui Indro Montanelli che lo conosceva bene, disse: "era un grande Maestro. L'ultimo".
Leo Longanesi, fondo' l'omonima casa editrice e tra le tante cose che fece, diede vita alla rivista politica "Il Borghese" che tra alterne vicende, e' stata edita fino a qualche anno fa.
Leo Longanesi conosceva bene gli italiani, i loro difetti ultrasecolari, le loro voglie, le loro smanie, le ambizioni, i vizi e le virtù'. Su questi temi amava crogiolarsi, per poi dipingere macchiette, i cui toni erano spesso intrisi di un umorismo dissacrante, autoironico, impietoso, traendo ispirazione da scene di vita quotidiana. Montanelli lo apprezzava per la sua capacita' di concentrare giudizi, in quelli che definiva i "memorialismi epigrammatici" di Longanesi. Colui che rese possibile, a molti, di pubblicare le proprie opere, attraverso la sua casa editrice, di se pubblico' ben poco ed un giorno interrogato, proprio da Montanelli, sul perché' non avesse, anche lui, pubblicato libri, romanzi o altro, avendone la capacita' e la possibilita', Leo rispose: "se vuoi raccontare qualcosa, di organico, devi piegarti, ogni tanto, al banale. Se vuoi scrivere un romanzo, devi rassegnarti a seguirne i personaggi anche in faccenduole private. Io non mi ci rassegno". Longanesi aveva il terrore di ripetersi e di essere banale. Non diceva mai una battuta due volte. Aveva il gusto della battuta, cesellata nella sua originalità', in cui riusciva a concentrare una forza prorompente, fatta di ironia, umorismo, riflessione e realtà'.
Una delle sue tante battute preferite era: L'italiano non lavora. Fatica. Oppure "In Italia sono tutti estremisti con prudenza". Ed ancora, Esistono tipi che assumono una personalità soltanto al telefono. Sul filosofo Benedetto Croce disse: B. Croce e' perfetto come un orologio svizzero: non ritarda e non avanza. Bellissimo un epigramma del 1 gennaio 1950: Cercava la Rivoluzione e trovo' l'agiatezza. Sempre sullo stesso filone: Un'idea che non trova posto a sedere e' capace di fare la rivoluzione. Ancora, parlando di un certo P.: "le sue idee non hanno dimora fissa, vivono in camere d'affitto". Sempre sulle idee: "Un'idea imprecisa, ha sempre un avvenire". Oppure: "un'idea non ha forza, se non e' nutrita di risentimento"
Profetica ed attuale: "non e' la libertà' che manca, mancano gli uomini liberi".
Attuale, per allora: "per indisponibilità' del dittatore, la democrazia si replica".
Autoriflessivo quando dice: "Certi giorni ci accorgiamo di noi". Oppure: "Dalla cadenza delle onde nasce il ritmo di una noia dolcissima". Ed ancora: "Descrivere il vago con estrema esattezza". Ancora: "in questi ultimi giorni mi sono perduto di vista". Su Dio: "non credeva in Dio, credeva sulla comodità' di credere in Dio".
Di Montanelli ha scritto: "Un misantropo che cerca compagnia per sentirsi più' solo".
Sulla politica: "Da quando e' di sinistra, prende il cameriere soltanto ad ore". Quella dell'atea che dice:"Dottore sono atea, vorrei partorire con dolore, perché' siamo nati per soffrire". Ancora, parlando di un onorevole socialista dell'epoca, gli fa dire: "A ripensarci oggi, dopo tanti anni, il solo momento in cui credevo in qualcosa era quando non credevo in Mussolini". Facendo riferimento alla Costituzione Italiana: "una società' fondata sul lavoro, non sogna che il riposo".
Sul proletariato, feroce ed autentica: "Non si odia più' la ricchezza; si cerca soltanto di spartirla con il consenso dei ricchi. E' la prima sconfitta del proletariato". Su Italia e politica: "alla manutenzione, l'Italia preferisce l'inaugurazione".
Impietoso sui vizi e vezzi delle persone: "Il generale viveva di ricordi inventati". Oppure, parlando di una certa contessa P.B. gli fa dire: "L'intelligenza, lei lo sa, ama gli inviti a pranzo". Sempre su persone e tavola dice di un certo G. "Le sue idee si accendono, crepitano, poi si placano alla seconda portata". Una e' particolarmente cattiva e parlando di una certa persona dice: "ripete i miei discorsi ad altri, ignorando che io, quando parlavo con lui, abusavo della sua ignoranza". Parlando del poeta Cardarelli: "Cardarelli ci ha insegnato tutto ciò' che non sapeva". Divertente quella su: "Le mie bugie e le sue, incontrandosi, si salutano con estremo rispetto".
Sull'autoriflessione: "Che sport fa? Rincorro gli anni perduti". Sui giornalisti. "Un vero giornalista spiega bene quello che non sa".
Triste: " ci si accorge, all'improvviso, che la felicita' riposava nel fatto di non averla mai conosciuta".
Ripensare a Longanesi, alla sua intelligenza, ci fa fare un sussulto. Ci riapre la porta della speranza.
Questo genere di persone, acute, profonde e immensamente pensanti, sono nel nostro mondo attuale, sempre più' un' assoluta' rarità'. In questo nostro tempo, in cui emerge quasi sempre la mediocrità' e in cui la medesima e' assurta ormai a parametro di riferimento, ci sono pochi raggi di luce, pochi squarci di pensiero, poca originalità' per contrastare la mediocrità' dilagante.
Non ci si può' arrendere alla prevalenza della mediocrità' e agli apologeti di questa imbarazzante disciplina che livella tutto e tutti, decretando la sconfitta dell'intelligenza, come poesia della mente ed innalzando al cielo e al potere, la tirannia del pensiero banale.
Massimo Scorretti
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