QUEGLI UCCELLI DALLE ALI STANCHE

Uccelli inebriati disegnano bizzarre traiettorie nel Cielo
Che bella la sensazione del volo, e' una suggestione fantastica, l'uomo ne e' sempre stato affascinato, ha sempre subito quell'attrazione a volersi librare in aria, nella speranza di sorreggersi e di volare poi sulle cose terrene, guardandole dall'alto in quella prospettiva unica che fa vedere le cose terrene, piccole, distaccate, leggere. Il volo affascina perché' il nostro essere e' invece un essere pesante, grave, pervicacemente attaccato alla terra. Il volo e' il nostro modo per operare una cesura fisica con la gravita', forza universale che costringe i corpi ad essere un tutt'uno e la materia ad omologarsi, cancellando le differenze, appiattendo su una superficie uniforme, tutto e tutti. 
Da qui la nostra immaginazione spesso compie delle fughe in avanti e ci fa costruire una nostra dimensione distaccata dalle cose terrene, distaccate dalle brutture delle cose terrene che spesso si identificano nei brutti comportamenti tenuti dagli uomini. Da quelle cose e da quei momenti, dai quali vorremmo affrancarci e che vorremmo cambiare, per fare del mondo terreno un mondo migliore. Da qui molti hanno usato la metafora del volo, dell'identificazione con gli uccelli per testimoniare la volontà' del distacco da un mondo che non vorremmo così come lo vediamo. Per testimoniare la leggerezza del nostro essere non contaminato dalla "gravità" a cui sottosta' il genere umano, per sfuggire, attraverso il volo articolato, acrobatico, imprevedibile, alle leggi degli uomini e volare in maniera giocosa e divertita verso quella che e' purtroppo un'inesistente libertà'. 
Il volo e le sue dinamiche, ci sorreggono nella nostra volontà di avulsione da un mondo che non ci piace e che vorremmo cambiare. 
L'universo della politica che e' un universo irrimediabilmente compromesso con le brutture che l'uomo e' in grado di generare, con alcuni suoi comportamenti, rappresenta quell'area, da cui molti esseri, leggiadri e leggeri, pur vivendo quella dimensione, vorrebbero distaccarsi. E allora la nostra immaginazione crea la metafora, la suggestione onirica di altri comportamenti che vorrebbero distaccarsi dalle brutture terrene per dislocarsi in alto, nell'aria. Far volare alti i nostri pensieri, il nostro credo, la nostra volontà, tradotta nei nostri atti, in alto, in una dimensione etica che trae da quella collocazione dimensionale, un valore gerarchicamente superiore. 
Volare nella metafora, per esseri pesanti come noi, porta ad un dispendio di energia certamente più' imponente di quanto non necessiti a coloro che nell'aria li ha collocati una legge divina, pura, incontaminata ed incontaminabile. 
Volare nella dimensione onirica ci sottopone a sforzi inimmaginabili e spesso l'esito finale di quel faticosissimo librarsi in aria è la caduta libera, in un'avvitamento terribile, a spire sempre più larghe che ci conduce ad uno schianto rovinoso, sul duro terreno, del nostro essere terreni e pesanti. L'attrazione con la terra, tuttavia, è forte, quasi ineliminabile e spesso quel volo si fa pesante, duro, urge spesso riposarsi, proprio su quella terra, occorre "rifocillarsi", proprio su quella terra contaminata e pestilenziale. Il volo si fa pesante, le ali si stancano, si vola bassi, a zig zag, in un sali scendi vorticoso, turbolento, instabile; fino a che non ci si stacca più' dalla terra e si passa molto più' tempo sul duro suolo che negli spazi aperti del cielo.
Questo e' ciò' che accade a chi vola con mete ambigue e su spazi astratti, ipotetici, fittizi, oppure in falsificate creazioni della mente, create ad arte per disorientare ed ingannare, accade a chi fa rotta su orizzonti immediati, confinati, a chi usa il volo per "far più' presto", per arrivare prima degli altri, perdendo ciò che nel volo rappresenta la magia, l'avventura, l'orizzonte imperscrutabile. Il volo in alto non può essere un "mezzo", deve rimanere per sempre un "fine". Il volo non può' portare all'isola del tesoro e magari anche alla sua predazione, il volo serve a scoprire nuovi orizzonti, nuovi continenti, nuove rotte. Il volo dovrebbe essere idea e creatività', ma per quest'ultime occorre un bene terreno che dirige il volo e le sue dinamiche; un bene che e' la mente, il cervello.
I gabbiani da tempo sono più' numerosi sui cumuli di immondizia urbani, lontani dal mare che non negli aperti spazi del cielo. Hanno dismesso il candore della loro livrea ed hanno indossato un logoro e consunto frac nero.
Livingston non abita più' la.
Massimo Scorretti

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