DESTRA E SINISTRA ? MACCHE', ORMAI SONO SUGLI SCAFFALI NEI LIBRI DI STORIA !
DESTRA & SINISTRA : HA ANCORA SENSO QUESTA DIVISIONE NELLA POLITICA ?
E' ancora in grado la politica nazionale degli Stati, d'imporre l'attuazione di un proprio punto di vista sulla concezione del mondo e di costruire la società, secondo un modello che rappresenti la concretizzazione di una visione ideologica del mondo medesimo ?
Dopo il 1990, circa, tutto ciò non è più possibile, a meno che non si decida di collocarsi al di fuori della storia del mondo e di vivere in un enclave, territoriale ed ideale, in cui ci si autogoverni, se ci si riesce.
Non è più la politica nazionale, a schema ideologico, a disegnare scenari di governo di una nazione, di un popolo e di una società, ma è la spinta che nasce, intrinsecamente, ad una società divenuta globale che spinge all'autodeterminazione, se vogliamo selvaggia, delle società nazionali, omologandole nei comportamenti e nelle espressioni generali. La politica nazionale, non può fare più di tanto, nel decidere di mantenere i tratti storico-culturali essenziali, caratterizzanti un popolo e una nazione.
Tutto ciò non è già facile adesso e non sarà facile nel prossimo futuro.
Allora andiamo in ordine. Innanzitutto la destra e la sinistra, o ancora meglio, i fascisti o i comunisti. Credere a queste cose è come credere alla befana. Qualcuno obietterà che esistono rappresentazioni mentali, mediatiche, iconografiche, anche reali (come gruppi organizzati che inneggiano ai valori del fascismo e del comunismo), di destra o di sinistra. Vero, tuttavia, il concetto di destra o sinistra, è superato dai fatti, dai comportamenti di una società che è molto più avanti, nelle sue espressioni profonde, reali e quotidiane, degli schematismi che attengono a questa dicotomia.
Siamo oltre le barriere ideologiche. Come ho già detto, lo siamo nei fatti, anche se molto spesso le reminiscenze e le pulsioni ideologiche, per lo più vissute in termini di storicizzazione e mediazione culturale, ci portano ad indossare le vesti un po' desuete di guelfi o di ghibellini. In realtà ci muoviamo, ormai da tempo, in un'interlinea trasversale agli schieramenti, trovando del buono di qua e di la dai medesimi e condividendo, di volta in volta, quanto apparentemente attiene ai cosiddetti "paradigmi" della sinistra o della destra. E' paradossale immaginare, ancora adesso che chi si spende per una politica ambientale è di sinistra e chi specula sul territorio è di destra. E' di destra chi vuole licenziare gli operai e di sinistra chi li vuole tutelare ? E' di destra chi vuole la sanità privata e di sinistra chi la vuole pubblica ?
Basta pensare alle politiche di Welfare o allo stato sociale che dovrebbe essere di sinistra, ma che in Italia, proprio con Berlusconi, ha trovato la sua massima espressione.
Destra e Sinistra sono oggi veicoli per canalizzare in maniera "sentimentale" il consenso degli elettori che non vogliono distaccarsi, per affettività, a ciò che per decenni ha rappresentato un vessillo di reale riferimento e divisione della nostra, come di altre, società. Tutto ciò, non trova più riscontro nella vita quotidiana, nell'articolazione e negli assetti attuali della nostra società.
I temi da affrontare, oggi, sono talmente numerosi, complessi, peculiari e sfumati, rispetto alle ideologie di un tempo che non possono trovare un'adeguata collocazione, semplicemente ponendoli, al di qua o al di la di una barriera ideologica.
Non si risolve il tutto con le appartenenze e cioè se si è di destra o di sinistra.
Occorre riposizionare, in avanti, le lancette dell'orologio e creare un nuovo modello di visione della politica, in cui le "appartenenze" si disegnino attorno a tematiche sensibili, in cui vi sia convergenza rispetto alle "priorità" da porre in essere, in uno scenario in cui vi è discrepanza tra richieste dei cittadini, necessità e sostenibilità economica.
La domanda che dobbiamo porci è : quali siano i compiti di una nuova formazione politica che pone tra i suoi obiettivi preminenti quella di dare risposte esaustive, alle innumerevoli esigenze, non soddisfatte, di un popolo e di una cittadinanza ?
Ed ancora, un ulteriore interrogativo e cioè : nel momento in cui un gruppo di persone si pone nell'ottica di fondare un nuovo movimento, o partito che dir si voglia, è legittimo aspettarsi la totale ed assoluta convergenza dei suoi sostenitori, su tutti i temi affrontati ?
Non è del tutto necessario. E' fisiologico aspettarsi l'oscillazione dei punti di vista, pur all'interno di uno stesso segmento di riferimento o di appartenenza. Ciò perché la nostra sensibilità e la capacità analitica per affrontare i temi complessi che ci si pongono innanzi quotidianamente, è di molto aumentata.
A ben vedere, infatti, la forma di aggregazione nota come "partito politico" è più idonea a rappresentare gli schieramenti politici del tempo delle ideologie. Ciò perché la visione ideologica forniva uno scenario completo con risposte a tutti gli argomenti. Il partito del tempo delle ideologie, aveva il suo punto di vista su tutti i temi della vita di una società, pretendendo di fornire un modello di costruzione della società e dei relativi comportamenti dei suoi membri. Nel partito "tradizionale" non c'e' - o non ci dovrebbe essere - movimento di pensiero, punti di vista individuali, sensibilità diverse su i vari temi (o se ci sono vengono espresse come posizioni personali). La società di oggi, culturalmente più evoluta, ha sparigliato gli assetti del tempo delle ideologie, mescolando le carte e facendo ricircolare le idee sulla base di sensibilità più affilate. E mentre nel partito ideologico c'era staticità, nella forma di aggregazione attuale, viene richiesta più fluidità, più dinamica dei punti di vista, in due parole: c'e' movimento. Per questo, oggi, la tipologia base delle nuove forme di aggregazione politica, assomiglia di più al "movimento" che al classico schema del "partito".
La differenza è : "dinamica", contro, "stasi".
Destra, centro e sinistra, con buona pace di coloro che aborriscono quanto stiamo dicendo, tendono a confluire e mescolarsi, nella concretezza della vita di tutti i giorni.
E' questo un modo moderno per porsi di fronte ad una società articolata, secondo un grado di complessità crescente.
Il partito, inteso in senso più aperto e moderno, dovrebbe essere una piattaforma dinamica, in cui si realizzi un flusso costante - in e out - di pensiero, anche critico, condiviso, ma soprattutto che trovi la capacità di concretizzarsi in progetti e risposte tese a soddisfare le esigenze di una società che tende ad autodeterminarsi.
Non più, quindi, un partito che, incarnando un'ideologia, tende a configurare e realizzare, in ossequio alle indicazioni della medesima, un modello di società; bensì un partito che in ossequio ad una visione che tenga in considerazione il benessere delle persone e la qualità della vita, secondo canoni di giustizia, equità, solidarietà, dia risposte ai cittadini.
Qualcuno obietterà ed i valori dove li mettiamo ? Quali valori ? La Patria, la Nazione, Dio, la Famiglia, l'onestà, la rettitudine, l'ordine e la disciplina, l'egualitarismo, ecc. ? Non credo che ancora oggi questi valori, possano essere ricondotti all'interno di una delle due branche, della dicotomia destra-sinistra. Essi sono diventati, col tempo e con la crescita culturale complessiva degli italiani, valori diffusi. Troviamo chi crede nella Patria e nella Bandiera, sia a destra che a sinistra, troviamo chi crede in Dio, sia a destra che a sinistra. Vogliamo parlare della famiglia, del suo ruolo e del suo valore ? Qui è meglio stendere un velo, sia sulla destra che la sinistra, transitando per il centro. Questi valori, ognuno di noi li porta al proprio interno e rappresentano, ormai per un'ampia moltitudine valori condivisi, al di la degli schieramenti e delle appartenenze. Ovviamente ci sarà chi li percepisce in maniera più forte e chi in maniera più sfumata, ma sono divenuti patrimonio di tutti.
I problemi che oggi ci troviamo ad affrontare sono innumerevoli e di complessa soluzione. L'economia (fattore indipendente dall'entità nazionale), il fatto che siamo in tanti (60 milioni) su un fazzoletto di terra, il lavoro, l'invecchiamento della popolazione con tutte le note ricadute, il problema ambientale ed energetico, la bioetica, la fluttuazione delle popolazioni e il rischio di cancellazione dell'identità nazionale. Figuriamoci se possiamo governare questi fenomeni - extraterritoriali - facendo ancora riferimento al fatto di essere al di qua o al di la di una barriera ideologica. Continuare a pensarla in questo modo, si può, nei circoli e sulle riviste letterarie e culturali. Non nella vita reale. In quest'ultima occorre rimboccarsi le maniche e trovare buone idee per governare una società che viaggia a velocità supersonica.
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