I FUNAMBOLISMI DI UN PREMIER "A TEMPO DETERMINATISSIMO"
Proprio con la busta paga del 27 Marzo ci accorgeremo in che tempi stiamo vivendo. Arriva una delle prime botte "urbi et orbi" e cioè che non risparmierà nessuno - a parte gli evasori totali - e che applicando le aliquote revisionate dell'addizionale Irpef Regionale (e forse anche quella dei comuni che hanno già deliberato l'addizionale Irpef Comunale) daranno la prima batosta alle buste paga dei poveri "imbecilli" con busta paga.
Lo spread sale e scende, oggi su, domani giù', poi ancora su e ancora giù.
Sembra seguire le fantastiche traiettorie di Mogol e Battisti quando descrivono magistralmente "le discese ardite e le risalite....su nel cielo aperto e poi giù il deserto". Lo spread identifica la linea di confine tra la terra di nessuno e l'area della civilizzazione. Oggi barbari e domani signori. La legge del tutto o nulla, dell"acceso o spento. In due parole: la sindrome On-Off.
Questo termine - spread - che sembra piu' il nome di un aperitivo che non l'implacabile sostantivo al quale sembra appeso il nostro futuro, ci sta affliggendo ormai da un anno, ed e' il sinonimo del un nuovo manicheismo tecno-economico che scandisce i ritmi della nostra esistenza, atteggiandosi a giudice inappellabile del nostro status futuro.
Il povero Berlusconi con la sua tendopoli di Berluscolandia e" rimasto travolto dalle discese ardite dello spread e a forza di rimbalzare tra gli scossoni del medesimo, in una delle tante sbandate si e' capovolto, facendo deragliare tutta la conventicola governativa, con attrici, soubrette, nani, ballerini, capocomici, qualche ministro serio e facendo naufragare definitivamente un progetto che almeno all'inizio era percepito come un percorso serio di rinnovamento del nostro paese, facendo ben sperare ed illudendo tanti italiani. Il naufragio alla Schettino di Berlusconi, nel 2011, ha anche decretato, ineluttabilmente, la fine di un'era politica che passera' alla storia come il ventennio berlusconiano.
Un giorno ricorderemo Monti come il domatore dello spread. Colui che con ritualita', gesti e panni da professorino e' entrato nella gabbia della tigre, gli ha rifilato due sonore frustate, ricacciadola in un angoletto, intimandogli di non rompere troppo le scatole.
Monti dimostra di conoscere bene il suo mestiere, non sembra un improvvisatore, sa di dover camminare su una fune sottilissima, tesa al di sopra di un mare infestato da squali e dimostra, nonostante l'eta', di conoscere bene la fisica e le leggi che governano gli equilibri ed i corpi sospesi. Si muove veloce, nonostante l'esilissima base d'appoggio disponibile per i suoi piedi, agisce e reagisce velocemente agli stimoli, agli ostacoli che si frappongono tra lui e i suoi obiettivi e dimostra di sapere bene cosa fare adesso e per l'imminente futuro. I risultati positivi sembrano arrivare e mai come adesso emergono nitidi all'attenzione della gente due mondi, distanti come due ere geologiche: quello della politica di governo dei partiti tradizionali, sia di Berlusconi che di Prodi, con tutto il loro carico d'inefficienza, di stagnazione, di pressapochismo, di politichese, di malaffare, d'inconsistenza, da quanto dimostrato in pochissimo tempo da Monti e dal suo gruppo di persone, prese qua e la dalla vita civile di questo paese. Gente seria, come in Italia ce n'e' tanta che applicando qualche legge economica banale sta ottenendo risultati apprezzabili.
Adesso toccherà alle politiche del lavoro ad essere riformate. Quella che con altisonante capacità mimetica hanno definito "flessibilità in uscita" - per i poveri ignoranti chiamasi possibilità di licenziare tout cour - attraverso la riforma dell'articolo 18, dello Statuto dei Lavoratori. La CGIL si agita, il PD l'ha seguita, dopo aver inizialmente fatto finta di accettare i diktat Montiani, con colpevole ritardo si sta facendo venire dei crampetti allo stomaco anche la CISL.
E Monti ? Lui va dritto per la sua strada.
Tanto sa che questa strada scade la primavera del prossimo anno. Ogni tanto con la sua vocina mono-tono, il Monti Riformatore, squittisce nei microfoni dei media, simulando un tono contrito, afflitto, preoccupato - sempre distaccato - e pervicacemente attaccato alla sua Mission, alla sua exit strategy, adottata per far uscire l'Italia dalla crisi epocale che la stava portando ad emulare la catastrofe greca.
Va dritto come un fuso verso quella che appare essere - costi quel che costi - l'opera di "risanamento" dell'Italia. Un risanamento che ogni giorno di piu' assume il carattere di una crisi anemica dal quale il malato non si risolleverà dal proprio letto. Della serie la cura ha fatto effetto, ma il paziente ha "stirato le zampe".
Monti funanbolo, Monti asettico, distaccato, amimico, interprete compassato del compito che gli e'stato affidato. Monti colorato a toni di grigio, senza colore, coloriture, parzialita' dilaganti. Uno che sta li a fare le cose che vanno fatte. Nulla di piu', nulla di meno. Tutto il resto che in altri periodi non lontani eravamo abituati a vedere (e che spesso rappresentava la parte consistente dell'attività di governo) per fortuna non c'e più.
Un anno e mezzo di Governo Monti, fino alla primavera del 2013, data in cui ci saranno le prossime elezioni, saranno come uno iato insormontabile che rappresenterà la cesura netta tra ere diverse della politica. Se il diafano Monti riuscirà ad ottenere quegli obiettivi che già oggi si intravedono, sarà la fine della politica dei Bersani e degli apologeti del Cavaliere, sarà la prova del nove per capire che un epoca della politica si e' conclusa e che se n'e aperta una nuova. Speriamo.
Massimo Scorretti
Lo spread sale e scende, oggi su, domani giù', poi ancora su e ancora giù.
Sembra seguire le fantastiche traiettorie di Mogol e Battisti quando descrivono magistralmente "le discese ardite e le risalite....su nel cielo aperto e poi giù il deserto". Lo spread identifica la linea di confine tra la terra di nessuno e l'area della civilizzazione. Oggi barbari e domani signori. La legge del tutto o nulla, dell"acceso o spento. In due parole: la sindrome On-Off.
Questo termine - spread - che sembra piu' il nome di un aperitivo che non l'implacabile sostantivo al quale sembra appeso il nostro futuro, ci sta affliggendo ormai da un anno, ed e' il sinonimo del un nuovo manicheismo tecno-economico che scandisce i ritmi della nostra esistenza, atteggiandosi a giudice inappellabile del nostro status futuro.
Il povero Berlusconi con la sua tendopoli di Berluscolandia e" rimasto travolto dalle discese ardite dello spread e a forza di rimbalzare tra gli scossoni del medesimo, in una delle tante sbandate si e' capovolto, facendo deragliare tutta la conventicola governativa, con attrici, soubrette, nani, ballerini, capocomici, qualche ministro serio e facendo naufragare definitivamente un progetto che almeno all'inizio era percepito come un percorso serio di rinnovamento del nostro paese, facendo ben sperare ed illudendo tanti italiani. Il naufragio alla Schettino di Berlusconi, nel 2011, ha anche decretato, ineluttabilmente, la fine di un'era politica che passera' alla storia come il ventennio berlusconiano.
Un giorno ricorderemo Monti come il domatore dello spread. Colui che con ritualita', gesti e panni da professorino e' entrato nella gabbia della tigre, gli ha rifilato due sonore frustate, ricacciadola in un angoletto, intimandogli di non rompere troppo le scatole.
Monti dimostra di conoscere bene il suo mestiere, non sembra un improvvisatore, sa di dover camminare su una fune sottilissima, tesa al di sopra di un mare infestato da squali e dimostra, nonostante l'eta', di conoscere bene la fisica e le leggi che governano gli equilibri ed i corpi sospesi. Si muove veloce, nonostante l'esilissima base d'appoggio disponibile per i suoi piedi, agisce e reagisce velocemente agli stimoli, agli ostacoli che si frappongono tra lui e i suoi obiettivi e dimostra di sapere bene cosa fare adesso e per l'imminente futuro. I risultati positivi sembrano arrivare e mai come adesso emergono nitidi all'attenzione della gente due mondi, distanti come due ere geologiche: quello della politica di governo dei partiti tradizionali, sia di Berlusconi che di Prodi, con tutto il loro carico d'inefficienza, di stagnazione, di pressapochismo, di politichese, di malaffare, d'inconsistenza, da quanto dimostrato in pochissimo tempo da Monti e dal suo gruppo di persone, prese qua e la dalla vita civile di questo paese. Gente seria, come in Italia ce n'e' tanta che applicando qualche legge economica banale sta ottenendo risultati apprezzabili.
Adesso toccherà alle politiche del lavoro ad essere riformate. Quella che con altisonante capacità mimetica hanno definito "flessibilità in uscita" - per i poveri ignoranti chiamasi possibilità di licenziare tout cour - attraverso la riforma dell'articolo 18, dello Statuto dei Lavoratori. La CGIL si agita, il PD l'ha seguita, dopo aver inizialmente fatto finta di accettare i diktat Montiani, con colpevole ritardo si sta facendo venire dei crampetti allo stomaco anche la CISL.
E Monti ? Lui va dritto per la sua strada.
Tanto sa che questa strada scade la primavera del prossimo anno. Ogni tanto con la sua vocina mono-tono, il Monti Riformatore, squittisce nei microfoni dei media, simulando un tono contrito, afflitto, preoccupato - sempre distaccato - e pervicacemente attaccato alla sua Mission, alla sua exit strategy, adottata per far uscire l'Italia dalla crisi epocale che la stava portando ad emulare la catastrofe greca.
Va dritto come un fuso verso quella che appare essere - costi quel che costi - l'opera di "risanamento" dell'Italia. Un risanamento che ogni giorno di piu' assume il carattere di una crisi anemica dal quale il malato non si risolleverà dal proprio letto. Della serie la cura ha fatto effetto, ma il paziente ha "stirato le zampe".
Monti funanbolo, Monti asettico, distaccato, amimico, interprete compassato del compito che gli e'stato affidato. Monti colorato a toni di grigio, senza colore, coloriture, parzialita' dilaganti. Uno che sta li a fare le cose che vanno fatte. Nulla di piu', nulla di meno. Tutto il resto che in altri periodi non lontani eravamo abituati a vedere (e che spesso rappresentava la parte consistente dell'attività di governo) per fortuna non c'e più.
Un anno e mezzo di Governo Monti, fino alla primavera del 2013, data in cui ci saranno le prossime elezioni, saranno come uno iato insormontabile che rappresenterà la cesura netta tra ere diverse della politica. Se il diafano Monti riuscirà ad ottenere quegli obiettivi che già oggi si intravedono, sarà la fine della politica dei Bersani e degli apologeti del Cavaliere, sarà la prova del nove per capire che un epoca della politica si e' conclusa e che se n'e aperta una nuova. Speriamo.
Massimo Scorretti
Commenti