DESTRA ED INDIVIDUALISMO. INCAPACI DI GIOCARE IN SQUADRA E DI CONFRONTARSI
DA CIO' CHE ERA LA DESTRA NASCONO OGNI GIORNO DECINE E DECINE DI NUOVI AGGREGATI CHE FANNO DELLA DISTINZIONE IL MOTIVO PER POTER ATTRARRE IL CONSENSO
E' noto a tutti che l'Italia e' il paese del 1000 campanili. Siamo amanti del"particulare" ed in ossequio ad esso ci faremmo ammazzare, combattiamo battaglie asprissime, quanto improbabili. A volte non per motivi nobili o concreti, ma solo per mantenere il punto, o per amore, sostegno e tutela del lato della barricata ove ci siamo andati a collocare. Sempre al di qua o al di la di una barricata. Sempre una linea di demarcazione, a volte netta, a volte sfumata, dalla quale battagliare contro qualcuno. Anche quando il nemico non c'e, o e' immaginario. Anche quando il nemico lo si costruisce con arguzia per far credere ad altri che dobbiamo combattere la battaglia della nostra vita. Magari anche animati da una liturgica, quanto aleatoria passione. Orazi o Curiazi, Guelfi o Ghibellini, fascisti o antifascisti, rossi o neri, berlusconiani e anti-berlusconiani, clericali e anticlericali, Coppi o Bartali e Roma o Lazio, come mille altre dicotomie sul cui sfondo s'intravede, nitidamente, la radice manichea su cui sono costruite ed animate le medesime. L'italiano lotta per la famiglia, in prima istanza e se ha litigato al suo interno, allora lotta per se stesso. Ci andiamo ad intruppare in associazioni, cooperative, confraternite, cosche, sette, logge, partiti, sempre animati da uno spirito di distinzione che piu' che al generale guarda sempre al "particulare". Siamo i propugnatori del distinguismo, del separatismo, del secessionismo, spingendo questa necessita' di distinguersi fino all'estreme conseguenze che ci portano a rimanere soli o, alla meglio, in pochissimi. Chiunque prova ad operare un distinguo che cozzi con il nostro modo di vedere - spesso ottusamente irriducibile- ci crea un danno di lesa maestà, insopportabile che ci conduce all'inevitabile duplicazione, alla gemmazione dicotomica, dal soggetto originale. Non c'e un motivo tangibile, credibile, ragionato al centro di certe diaspore e divisioni. Di solito dietro a queste situazioni si cela solo la triste considerazione di non voler mettere in discussione il proprio punto di vista o il proprio egocentrismo. Da qui si arriva al frazionamento molecolare che sta attanagliando la destra italiana che l'ha portata all'evaporazione politica, non residuando altro che fragilissime ed impalpabili scorie dalla quale non e' possibile trarre alcunche' di utile per poter generare un nuovo trend o un nuovo viatico. Non e' difficile imbattersi, in quelle affollatissime e confuse assemblee telematiche che sono i SOCIAL FORUM in episodi di irriducibile conflitto, spesso immotivato ed aprioristico, parossistico e schizofrenico, tra individui che si riconoscono in una o nell'altra, delle mille fazioni residuali generate in seno al tessuto della destra italiana. Esisteranno almeno 200-300 soggetti, a dir poco, atteggiati a gruppi e gruppuscoli politici, originanti dall'ex area di AN che un giorno si e l'altro pure si azzuffano pateticamente, lanciandosi accuse ed insulti di ogni genere e tessendo le lodi e la purezza ideal ideologica, della propria infinitesimale area di appartenenza. Non passa ora del giorno che non nascano nuove aree di "diversa sensibilita'" politica che pensano di potersi distinguere e attrarre consenso.
Un trend questo che potremmo definire del "corporativismo molecolare", della disaggregazione impulsiva o sragionata che origina dal "peccato originale" che si concretizzo' in AN, oltre 17 anni fa, allorquando un partito, dal quasi nulla balzo' al potere e ci resto', tra alti e bassi, per quasi un ventennio. Oggi paghiamo quella bellissima "follia" che se per alcuni versi risarci' la destra italiana dell'emarginazione a cui era stata condannata per 50 anni, allo stesso tempo innesco' un processo potenzialmente disgregativo che grazie alle persone poco capaci che hanno agito in quei contesti e' divenuta drammatica realta'. L'impulso disgregativo ed antagonista che vive, oggi, la destra italiana e' frutto di quella rapida transmutazione. L'impulso non e' ancora cessato e la smolecolarizzazione non accenna a diminuire. E non diminuira' fintanto che non esistera' il rapporto 1:1 e cioe' un nuovo soggetto politico per una persona.
Ci sentiamo tutti degli impareggiabili condottieri. Tutti generali e poco soldati. Tutti graduati, ma senza esercito. Anche chi per molto tempo si e' sentito soldato, milite o militante, oggi, rivendica il proprio esercito.
Ma cosi facendo, non si vince nessuna battaglia.
Alla faccia dell'individualismo.
Noi si che sappiamo cos'e' !
Massimo Scorretti
E' noto a tutti che l'Italia e' il paese del 1000 campanili. Siamo amanti del"particulare" ed in ossequio ad esso ci faremmo ammazzare, combattiamo battaglie asprissime, quanto improbabili. A volte non per motivi nobili o concreti, ma solo per mantenere il punto, o per amore, sostegno e tutela del lato della barricata ove ci siamo andati a collocare. Sempre al di qua o al di la di una barricata. Sempre una linea di demarcazione, a volte netta, a volte sfumata, dalla quale battagliare contro qualcuno. Anche quando il nemico non c'e, o e' immaginario. Anche quando il nemico lo si costruisce con arguzia per far credere ad altri che dobbiamo combattere la battaglia della nostra vita. Magari anche animati da una liturgica, quanto aleatoria passione. Orazi o Curiazi, Guelfi o Ghibellini, fascisti o antifascisti, rossi o neri, berlusconiani e anti-berlusconiani, clericali e anticlericali, Coppi o Bartali e Roma o Lazio, come mille altre dicotomie sul cui sfondo s'intravede, nitidamente, la radice manichea su cui sono costruite ed animate le medesime. L'italiano lotta per la famiglia, in prima istanza e se ha litigato al suo interno, allora lotta per se stesso. Ci andiamo ad intruppare in associazioni, cooperative, confraternite, cosche, sette, logge, partiti, sempre animati da uno spirito di distinzione che piu' che al generale guarda sempre al "particulare". Siamo i propugnatori del distinguismo, del separatismo, del secessionismo, spingendo questa necessita' di distinguersi fino all'estreme conseguenze che ci portano a rimanere soli o, alla meglio, in pochissimi. Chiunque prova ad operare un distinguo che cozzi con il nostro modo di vedere - spesso ottusamente irriducibile- ci crea un danno di lesa maestà, insopportabile che ci conduce all'inevitabile duplicazione, alla gemmazione dicotomica, dal soggetto originale. Non c'e un motivo tangibile, credibile, ragionato al centro di certe diaspore e divisioni. Di solito dietro a queste situazioni si cela solo la triste considerazione di non voler mettere in discussione il proprio punto di vista o il proprio egocentrismo. Da qui si arriva al frazionamento molecolare che sta attanagliando la destra italiana che l'ha portata all'evaporazione politica, non residuando altro che fragilissime ed impalpabili scorie dalla quale non e' possibile trarre alcunche' di utile per poter generare un nuovo trend o un nuovo viatico. Non e' difficile imbattersi, in quelle affollatissime e confuse assemblee telematiche che sono i SOCIAL FORUM in episodi di irriducibile conflitto, spesso immotivato ed aprioristico, parossistico e schizofrenico, tra individui che si riconoscono in una o nell'altra, delle mille fazioni residuali generate in seno al tessuto della destra italiana. Esisteranno almeno 200-300 soggetti, a dir poco, atteggiati a gruppi e gruppuscoli politici, originanti dall'ex area di AN che un giorno si e l'altro pure si azzuffano pateticamente, lanciandosi accuse ed insulti di ogni genere e tessendo le lodi e la purezza ideal ideologica, della propria infinitesimale area di appartenenza. Non passa ora del giorno che non nascano nuove aree di "diversa sensibilita'" politica che pensano di potersi distinguere e attrarre consenso.
Un trend questo che potremmo definire del "corporativismo molecolare", della disaggregazione impulsiva o sragionata che origina dal "peccato originale" che si concretizzo' in AN, oltre 17 anni fa, allorquando un partito, dal quasi nulla balzo' al potere e ci resto', tra alti e bassi, per quasi un ventennio. Oggi paghiamo quella bellissima "follia" che se per alcuni versi risarci' la destra italiana dell'emarginazione a cui era stata condannata per 50 anni, allo stesso tempo innesco' un processo potenzialmente disgregativo che grazie alle persone poco capaci che hanno agito in quei contesti e' divenuta drammatica realta'. L'impulso disgregativo ed antagonista che vive, oggi, la destra italiana e' frutto di quella rapida transmutazione. L'impulso non e' ancora cessato e la smolecolarizzazione non accenna a diminuire. E non diminuira' fintanto che non esistera' il rapporto 1:1 e cioe' un nuovo soggetto politico per una persona.
Ci sentiamo tutti degli impareggiabili condottieri. Tutti generali e poco soldati. Tutti graduati, ma senza esercito. Anche chi per molto tempo si e' sentito soldato, milite o militante, oggi, rivendica il proprio esercito.
Ma cosi facendo, non si vince nessuna battaglia.
Alla faccia dell'individualismo.
Noi si che sappiamo cos'e' !
Massimo Scorretti
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