LE ANIME APOLIDI DEL POPOLO DELLA LIBERTA'


TEMIAMO CHE IL PDL, O IL NUOVO NOME CHE IDENTIFICHERÀ QUEL GRUPPO POLITICO, NON SARA' ALTRO CHE UNA NEO-FORZA ITALIA, INTOLLERANTE VERSO UNA MINORANZA (EX AN) CHE VIENE PERCEPITA COME "INTRUSIVA", COME CORPO ESTRANEO, DI CUI IN MOLTI PIDIELLINI-FORZISTI, SI SBARAZZEREBBERO VOLENTIERI. 
IL RECENTE INTERVENTO DELLA DEPUTATA PDL BIANCOFIORE CONFERMA LA TENDENZA IN ATTO. 

Il PDL doveva essere quel grande contenitore culturale e politico a larghissima matrice popolare in cui tutti i moderati avrebbero dovuto riconoscersi. Lo fecero intendere, nell'ormai lontano 2008, molti degli attuali politici che oggi, ancora, militano o che hanno lasciato chi prima chi dopo il mega contenitore. La parola d'ordine per coloro che venivano dalla disciolta AN fu "non è importante il nome del contenitore in cui si confluisce, ma i valori che ci portiamo dietro ed in cui crediamo". 
Non mi convinse affatto questa allegorica affermazione di principio, basata sul nulla e suffragata da ancora meno. Gli unici ad esserne convinti furono coloro che erano inseriti nel sistema. Coloro che sarebbero, realisticamente parlando, andati a ricoprire incarichi all'interno del nuovo soggetto politico. Oltre a loro c'erano coloro che speravano in una qualche "prebenda o ricaduta personalistica" scaturente dal confluire in un così ampio contenitore che avrebbe gestito un potere - posizioni di potere - molto ampio. 
Poi, forse, c'era anche un manipolo di "scellerati" credenti, acritici, sempre pronti ad irreggimentarsi, basta che un caporale qualsiasi gli avesse impartito un ordine. 
L'Italia, purtroppo, è da sempre la nazione in cui caporali, spropositatamente ambiziosi e spropositatamente incapaci, riescono, immeritatamente, a conquistare posizioni di potere, riuscendo nella facile operazione di irretire le masse.  
Il PDL ha rappresentato e rappresenta, non per tutti, ma certamente per tutti coloro che avevano abdicato la coerenza e che avevano ormai aderito al mondo deformato e capovolto con cui i politici guardano l'universo comune, la scorciatoia, l'unica via, per garantirsi una vicinanza quanto più possibile viva con il potere e con i centri "vivi" del potere e di tutto ciò che ne consegue. Ciò è ancor più vero per coloro che entrando nel PDL hanno cancellato definitivamente un percorso aderendo a qualcosa di, ormai, indefinito e senza meta. Per coloro che nel momento in cui il Cavaliere ha "deciso" di tirar fuori Forza Italia, si sono sentiti, inevitabilmente, umiliati ed esclusi (invitati cordialmente ad andarsene).
Il PDL, o il nuovo nome che identificherà quel gruppo, oggi noto a tutti come PDL, non sarà altro che una Forza Italia in-Tollerante verso una minoranza che viene percepita come "intrusiva", come corpo estraneo, di cui in molti pidiellini-forzisti, si sbarazzerebbero volentieri. Ci saranno volti nuovi, giovani, "accattivanti" ed "accaniti" contro ciò che verrà ritenuto "vecchio" e pervicacemente orientati ad affermare il "nuovo" come elemento non tanto importante per i contenuto che vorrà apportare bensi come categoria estetica che in un momento come questo non può mancare.
Io, sinceramente, sono portato a guardare con fortissimo dubbio a quegli irriducibili barricaderi, minoritari pidiellini che oggi vedono a serio rischio la loro permanenza in questo gruppo politico, per cui si agitano cercando di auto connotarsi come frangia coerente, rivendicante, innovativa e buona per tutte le stagioni. Quegli "irriducibili" dotati ed ispirati ad un costante e patetico giustificazionismo, minimalismo critico, miopia nella lettura del passato e del presente e animati da un incessante ed immotivato giovanilismo. Un atteggiamento che spesso finisce per renderli ancora più patetici e poco credibili di quanto non siano in realtà. 
Anime apolidi ed in pena, preoccupate, per lo più, del loro futuro. Incapaci a generare un pensiero realisticamente innovativo, sincrono con il mondo che si dipana intorno, ispirati ad un vecchiume di maniera, consolidati in un "credo" in cui non credono, se non per convenienza e per mantenimento di uno status quo. Non c'è nulla di rivoluzionario, in tutto questo, ma solo una forma di deteriore ed antiquato conservatorismo che li rende incapaci di evolvere davvero. 
Dovrebbero porsi una domanda semplice, semplice: quali risultati possono rivendicare dopo decenni di attività politica ? I bilanci occorre farli, anche se i risultati veri, obiettivi, sono li a dipingere impietosamente una sorta di scarsa o nulla produttività.
Massimo Scorretti





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