GLI ITALIANI: NELLA POLITICA COME NEL CALCIO
GLI ITALIANI: NELLA POLITICA COME NEL CALCIO
di Massimo Scorretti
Chi ha assistito alla trasmissione Ballaro', di ieri sera, si e' reso conto, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, del livello di assoluta faziosità' che avviluppa ormai ogni forma di discussione in cui si confrontino opinioni o visioni diverse.
Il prevalere costante di un atteggiamento primitivo con cui si affrontano le discussioni che porta quasi immediatamente gli interlocutori a confliggere in maniera rumorosa, facendo ricorso ad epiteti, diretti o indiretti, alzando smodatamente il tono della voce, finendo, quasi sempre, inevitabilmente in rissa, quello che doveva essere un tranquillo confronto tra persone "colte", espressione certificata di misurazione e competenza.
Cio' avviene ormai costantemente quando vi e' un confronto sui temi della politica. Nei salotti televisivi dei talk show nazionali, non vi e' trasmissione che abbia a tema i consueti problemi, in cui si dibatte la politica nostrana che non finisca per vedere i politici, i giornalisti, gli opinionisti, gli esperti di turno, azzuffarsi nel tentativo primordiale di veder prevalere il proprio punto di vista. A questi spettacoli si sono ormai abituati i telespettatori che per certi versi attendono con ansia certe trasmissioni per potersi compenetrare nelle risse, facendo il tifo per l'una o l'altra fazione. Non e' un mistero che certi spettacoli offerti dalla politica, nelle diversi assisi, siano esse mediatiche che istituzionali, assomigliano sempre di più' alla bagarre ed alla confusione che si osservano sugli spalti degli stadi, tra le diverse tifoserie e gruppi di ultra'.
Ma non solo qui, a rafforzare il piacere per tali spettacoli vi e' la riproduzione di quanto accade puntualmente nel corso di quelle trasmissioni televisive in cui si commentano, in diretta o differita, gli esiti settimanali del campionato di calcio, in cui i vari rappresentanti delle diverse fazioni, sfoderando il peggio di loro stessi, si confrontano con il volto sudato e paonazzo, i denti digrignati, le giugulari gonfie e turgide ed un filino di bava alla bocca. Non c'e' che dire veramente un "bello spettacolo", educativo per tutti e di chiaro esempio per coloro che poi affrontano quei temi immaginando che lo scontro, a tutti i livelli, rappresenti il piano reale sul quale articolare tali dibattiti. Una vera istigazione al conflitto che poi trova espressione dilatata in ciò' che avviene negli stadi. In politica siamo allo stesso livello, ci si confronta con le giugulari turgide e la bava alla bocca, scadendo spesso nel turpiloquio (Dalema a ballarò disse "Vai a farti fottere") o nelle prossimità' del medesimo. Alla meglio si assiste alla regressione verbale di persone che urlandosi addosso, si esprimono come i bambini quando litigano per negare di "chi e' stata la colpa".
Se andiamo a vedere ciò' che accade negli altri paesi d'Europa, si vede chiaramente che nel campo del pallone, come in quello della politica, non ci sono scontri e vis polemica, esacerbata ai massimi livelli, come quelle che si registrano nel nostro paese. In Germania o in Inghilterra, se una squadra perde e l'altra vince, finisce li, non c'e' bagarre, anzi vi e' la dimostrazione di una buona dose di sportività'. Se un partito perde e l'altro vince, ci si adopera "sportivamente" per augurare buon lavoro a chi ha vinto. Di rado si assiste alle liti da pollaio a cui assistiamo in Italia. Di rado ci si separa nelle solite due fazioni, guelfe e ghibelline che si vorrebbero sterminare a vicenda. In Italia si respira, da tempo, il consueto clima da derby calcistico, in cui le fazioni, se potessero, si eliminerebbero a vicenda. Non e' una questione di passione, di sanguigna partecipazione o di eccesso di vigore mediterraneo, come molti vorrebbero far intendere. Si tratta solo di una questione di ritardo di crescita civile e di allineamento ai comportamenti tipici delle più' evolute democrazie del nord Europa.
MASSIMO SCORRETTI
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