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 POLITICA E POTERI FORTI: BERLUSCONI ARTEFICE DEL LORO CONTENIMENTO. 
 COSA ACCADRA' DOPO CHE IL CAVALIERE SE NE ANDRA' IN PENSIONE ?

di MASSIMO  SCORRETTI

Si può' parlare di politica senza tirare in ballo i soldi ? Senza tirare in ballo l'ineludibile relazione tra soldi e potere ? 
I soldi servono alla politica per esistere. Servono alla politica per potersi rappresentare, servono ai politici per potersi mantenere, per poter parlare, servono ai propri apparati personali e di partito per poter sopravvivere. Infine servono per tutte quelle cose per cui non si riportano sulle denunce dei redditi.
Ma ancora, lungi dall'essere solo queste le relazioni tra soldi e politica, essi sono necessari per la politica ed i relativi governi in carica, come garanzia alle lobby e a tutti gli aggregati di potere, nazionali e transnazionali, di poter mantenere intatte le proprie capacita' di interazione e di condizionamento della vita nazionale, conservare i loro privilegi e quindi, infine, la loro effettiva sopravvivenza ed automantenimento. 
Lobby, o poteri forti che dir si voglia, e' chiaro come il sole che la politica e chi governa debbono scendere a patti con i cosiddetti "poteri forti" ed anche se costoro non fanno parte della coalizione che governa, quest'ultima deve saper trattare con loro al fine di mantenere un equilibrio necessario alla sopravvivenza dell'intero sistema. 
Ma cosa sono e chi sono i POTERI FORTI, in Italia e in Europa ? 
Sono forse fantasmi, entità' di cui si sente da sempre parlare, ma che al di la di appartenere al mondo del reale, sono solo frutto della fantasia di quelli che vedono macchinazioni e complotti ovunque, come elementi appartenenti ad un mondo sovrastante la politica. 
Esistono, dunque, i poteri forti ? Non e' difficile capire cosa siano e cosa fanno. Sono gruppi multivariati in cui si concentra il potere economico, il potere finanziario, il potere di molti gruppi massonici e quello delle molteplici lobby che agiscono indisturbate sul nostro suolo nazionale e al di la di esso. Ma non si tratta solo di questo primo raggruppamento diviso per temi. Forti concentrazioni di potere sono evidenziabili nella capacita' della chiesa di esercitare pressione sociale, attraverso il potere temporale che ancora sommessamente esercita, il potere esercitato dagli aggregati produttivi del nostro paese, senza escludere Confindustria (asse della grande industria e della grande finanza), la saldatura di questo potere con quello della comunicazione nei suoi diversi profili interattivi (carta stampata, tv, radio e rete telematica), come pure non si può' escludere la contaminazione di queste aree con quella della criminalità' organizzata che da sempre agisce in Italia ad alti livelli. 
L'insieme di queste formazioni costituiscono aggregati, o grumi di potere effettivo, spurio, tutti elementi egualmente importanti per configurare un'ambientazione assolutamente inquietante, per i comuni cittadini, a cui sfuggono, per lo più', queste dinamiche e questi elementi costituenti un forte condizionamento la politica e le attività' di governo.
Tutte queste aree hanno bisogno della politica e necessitano della costante interazione con il governo di turno, per poter continuare indisturbate a fare i propri affari e a perseguire le proprie finalità' di profitto e di mantenimento della capacita' di influenza sul potere, attraverso il proprio potere.
A ciò' va aggiunta la politica ed i partiti che cercano di inserirsi e di cavalcare le dinamiche ruotanti e costituenti i poteri forti, per poter affondare le mani nell'unico materiale che puo' consentire loro l'auto mantenimento perpetuo: in due parole, il danaro. 
Non c'e' politica senza danaro, non ci sono partiti senza danaro. E nessun folle metterebbe il proprio danaro nella politica, se non avesse la certezza assoluta di riprenderlo con gli interessi.
Berlusconi, con la sua improvvisa entrata in campo nel 1993-1994, ha scombinato gli equilibri e gli assetti esistenti allora in seno ai Poteri Forti. 
Per certi versi, e' riuscito a mettere in crisi il precedente assetto su cui ruotava il potere in Italia che in qualche modo aveva trovato degli equilibri durante il periodo di egemonia della DC, quella di condivisione del potere con il PCI e subito dopo la crisi di inizio anni novanta, intorno ai rimasugli della prima repubblica, riconfiguratasi rapidamente nella repentina evoluzione del PCI nei DS, nel partito popolare ecc. convergenti nell'asse del Governo Prodi. 
A Berlusconi, che veniva odiato e considerato il nemico numero uno da parte di quei poteri, va il merito di essere riuscito a contrastare quell'aggregazione untuosa e sfuggente di potere e di averlo ripetutamente sconfitto. 
Quei poteri, tuttavia, non si sono mai dati per vinti e attraverso le loro articolazioni (magistratura, sistemi di comunicazione, grande industria, finanza ecc ), hanno indefessamente continuato nell'operazione di demolizione della figura e del potere berlusconiano. Cio' sino ad oggi e' servito a poco: non sono mai riusciti a scalfire il potere Berlusconiano, fondato sul valore aggiunto della continua legittimazione popolare e sul consenso elettorale raccolto dal Cavaliere. 
E' chiaro che Berlusconi medesimo deve essere ritenuto un potere forte. Diversamente dagli altri, esso riunisce in una singola figura il potere politico e quello lobbistico-"forte" in quanto stakeholder di un sistema composito. Il suo isolamento e distacco dai poteri forti tradizionali, ne ha fatto un baluardo alternativo a quei poteri. Essi, diversamente da Berlusconi, necessitano della politica (mentre Berlusconi e' al tempo stesso anche politica), non hanno mai goduto della legittimazione popolare, bensì solo di un autoreferenzialità basata sul potere economico o su quello lobbistico.
Per avere una prova evidente dell'azione di tali poteri ancora oggi e' sufficiente guardare alle reazioni di un determinato tipo di giornali europei quando attaccano all'unisono Berlusconi, oggi per un motivo e domani per un altro. Dietro a queste testate giornalistiche vi sono aggregazioni di potere economico, finanziario. lobbistico e vai a sapere cos'altro che trovano espressione, attraverso i mezzi di comunicazione e non solo. Non vi e' mai l'autenticità' di una posizione politica, non vi e' mai la concretezza di visioni (di qualsiasi origine e provenienza) e progetti realmente alternativi, dietro le crociate anti berlusconiane. Quasi sempre vi e', invece,  il rancoroso tentativo, di questi poteri, di spazzare via un "nemico", competitor nell'effettiva gestione del potere che appare, ormai da troppo tempo, invincibile.
Per questo oggi, ad una massa significativa, anche un traballante Berlusconi, appare meglio di un ritorno al passato. Anche quando Berlusconi, come sta avvenendo da un po' di tempo a questa parte, fa di tutto per alienarsi le simpatie del suo elettorato, inanellando castronerie di tutti i tipi (politiche e non), lo spauracchio del ritorno ad una conditio politica, sovrapponibile a quella degli anni novanta, dovrebbe lasciar dubbiosi gli italiani. Non possiamo dissimulare che ci aspettavamo molto di più' da tutti questi anni di governo del Cavaliere. Occorreva fare di più' sotto il profilo di una politica più' equa fiscalmente, di più' sul fronte della lotta all'evasione fiscale, di più' sotto il profilo della crescita economica del paese, di più' sotto il profilo dell'effettivo miglioramento delle infrastrutture e della modernizzazione dell'Italia, di più' sulla sicurezza e di più' sotto il profilo di una efficiente politica sociale, della famiglia e del lavoro. 
Possiamo, in virtù' di questi rilievi, parlare di un fallimento della politica del centro destra in Italia ? Non lo so, ma non credo. La complessità' della situazione italiana richiede programmi di governo che applicati nel breve periodo, shoccherebbero gli italiani e non sarebbero tollerati dalla popolazione. Non volendo farlo, ogni governante si e' buttato sull'adozione di politiche fiacche e poco incisive che non determinano nulla, se non il mantenimento di un status quo. Intanto l'italiano che e' tollerante per natura si adegua a vivacchiare com'e' sua abitudine, applicando la più' classica delle formule che gli consente anche di vivere bene: la formula dell'arrabbattarsi, acchiappando qua e la come capita, in barba a leggi e regolamenti vigenti.
Difficile predire cosa accadrà' nel momento in cui Berlusconi cederà' il passo. Un terremoto politico i cui effetti sono largamente imprevedibili. Imprevedibile ciò' che potrà' accadere sul fronte dell'eventuale ri-consolidamento dei "poteri forti tradizionali" alla barra di comando del nostro paese. Siamo veramente in un momento di grande complessità' e difficoltà' proprio per questo e non solo per i noti motivi legati alla congiuntura economica mondiale.
La situazione economica e strutturale del nostro paese e' piuttosto compromessa e dubito che esistano, al momento, politici dotati di poteri taumaturgici utili per affrontare e risolvere una situazione la cui complessità' è ben nota a tutti. Uscendo, quindi, dai paradigmi della propaganda politica e dalle formule miracolistiche che spesso si sentono invocare da questo o quello schieramento politico, e' chiaro che i problemi del nostro paese si potranno risolvere solo attraverso anni (10-20) di politiche improntate sui piccoli passi. Attraverso politiche basate su scelte oculate, fatte da una nuova classe politica, più' seria e competente, dotata di una mentalità' più' moderna e fuori da quegli schemi che lungi dall'essere ispirati a fare il bene comune della nostra collettività', siano ancora orientati a fare il bene di pochi e benestanti italiani, siano essi singoli o aggregati a rappresentare poteri consolidati.
Un deciso passo in avanti che faccia finalmente crescere questo paese e lo allinei alle moderne democrazie occidentali.


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