LETTERA DI UN NERO AD UN ROSSO
Caro Carlo, ti leggo con un po' di colpevole ritardo e rispondo alle tue riflessioni ed esortazioni.
Io e te condividiamo un patrimonio comune, rappresentato da quei momenti esaltanti della storia nazionale e della nostra storia di giovani idealisti e per molti versi illusi che il periodo delle ideologie e dei loro derivati ci hanno trasmesso.
In quei periodi in cui non c'era nulla di tutto cio' che c'e' oggi (a livello di comunicazione), quando il confronto, ideale e politico, era epidermico e la societa' si muoveva molto piu' lentamente di quanto non lo faccia oggi.
Ieri, riflessioni, analisi, confronto, erano piu' articolate e cervellotiche, ma piu' facili da porre in essere ed anche se si esitava nello scontro, a volte cruento ed irreparabile, l'universo giovanile era vivo ed autentico, impegnato nel distinguere quanto potessero essere applicabili gli insegnamenti di Ecce Homo e di Minima Moralia. Pur nel conflitto e nella prassi rivoluzionaria, Nietzshe e Marx si stringevano idealmente la mano, rispettandosi. C'era tempo per lasciar sedimentare le idee, il pensiero e vi era sempre abbastanza tempo per approfondire le analisi. Soli alcuni acuti imbecilli, superarono quella soglia di demarcazione che anche l'ideologia piu' estrema, deve consentire a quell'umanesimo che ha reso famose le genti italiche nel mondo intero. Oggi, tutto quello di cui parliamo non c'e' piu'. Il mondo e le societa' che lo popolano, hanno subito delle complete trasfigurazioni. Oggi si vive in un costante processo di accelerazione dovuto alla velocita' con cui tutto cambia. La gente non se ne rende conto compiutamente e la politica men che meno. Tutto cio' introduce la necessita' di modificare significativamente la stessa natura delle associazioni di persone che si prefiggono l'intento di governare la nostra societa'. I partiti, la loro organizzazione e proiezione sul territorio, devono essere riviste sulla scia di un nuovo umanesimo, di una nuova idea di comunita' o di collettivita' (a seconda di come ti piace di piu'). Da qui a poco credo entrera' in crisi lo stesso concetto di rappresentanza della politica in quanto verra' percepita in maniera sempre piu' netta la necessita' di non delegare e di essere presenti in prima persona nel determinare gli eventi che ci riguardano. Periodi, caro Carlo, di grandi trasformazioni della nostra societa'. Occorre rendersene conto se si vuole essere presenti e non subire cio' che quella aberrazione che da molte parti viene definita "presentismo" ci escluda, in quanto assenti nel momento topico e piu' opportuno.
Tutto da dimostrare che il miglior antidoto ai presunti mali del "presentismo", sia un'iniezione di futurismo.
Un caro saluto
Massimo Scorretti
Commenti