LA SINDROME DI MIRABELLO : IN ATTESA CHE IL DISCORSO DI GIANFRANCO FINI SEDIMENTI
Mamma mia quanto clamore intorno al discorso tenuto da Gianfranco Fini domenica pomeriggio a Mirabello. Ne ho sentite e viste di tutti i colori dopo quel discorso, un po' volatile, o meglio a volo d'uccello. Quanti orecchi sensibili si sono risentiti ed impermalositi. Quante sensibilità sono state evocate e sono state stropicciate, quanti pruriti sono stati elicitati. Quel discorso non e' proprio piaciuto. Troppo impersonale, troppo proferito con tono aulico, distaccato, ingessato. Un tono da doppio-petto, anche se senza cravatta che non e' piaciuto ai rilassati FLI-ellini in jeans, accaldati, sudati ed irritati che da giorni bivaccavano sull'arido pratone di MIRABELLO. Giovani, militanti, deputati, dirigenti e passanti incuriositi, si sono beccati un discorso adattato alla meglio da Fini per l'occasione. Un discorso che fa il paio esatto con l'impredittibilita' di quanto sta avvenendo in questi giorni ed in piena sintonia con l'attualità data dal quadro complessivo della situazione politica italiana. In due parole: discorso genericissimo. Le parole chiave riconducibili al consunto vocabolario della destra c'erano tutte. Il concetto romantico di Nazione, traslato sul versante americano, legato al God Bless America e all'11 settembre, la presunta e presumibile Grandeur dell'Italia, non espressa al meglio da chi governa, richiami alla situazione grave in cui versa la nostra economia, e poi lavoro, occupazione, merito, ecc. Ma i nostri Fli-ellini volevano molto di piu'. Volevano sentire piu' presenza del leader, piu' partecipazione, piu' attivismo, un passaggio terreno, nelle piazze, del leader celeste, una sua esondazione sul territorio. Ma per fare cio' era necessario parlare di organizzazione territoriale del FLI, di organigrammi, di grafici organizzativi, di algoritmi funzionali, di toccare con mano una vera architettura di partito, secondo gli schemi tradizionali. Invece no. Fini e' stato apodittico su questo tema. Il FLI deve avere il carattere di un Movimento, piu' che di un partito. Poco o nulla organigramma. Punto e a capo, con buona pace degli strateghi della pianificazione territoriale della politica. Mamma mia che botta. C'e chi ha deciso di andar via dal FLI proprio per questo. In molti si aspettavano qualche sostanziale finanziamento per pagare l'affitto della sede (magari mai chiusa dai tempi di AN prima e PDL poi). Ma con quali soldi, se proprio Gianfranco ad un certo punto, della stanca litania, ha detto che il FLI e' un partito poverello senza finanziamenti e senza fondi ? Ed allora ? Fini ha fatto intendere che occorre riposizionare le lancette dell'orologio del FLI. Non siamo ancora fuori dal deserto che da un anno il FLI sta attraversando, siamo ancora in piena traversata, con poca acqua nelle borracce, con molta sofferenza nelle stanche e provate membra e molta strada, in salita e tra i sassi, da percorrere. Lontani i tempi di AN, delle sedi nei circoli territoriali e delle chiacchiere dei circoli ambientali, aperti ad arte sulla carta, per poter aumentare, fittiziamente, il numero degli iscritti, da parte di capopopolo e capi bastone. Qui nel FLI - l'ha fatto capire chiaramente Gianfranco - non c'e trippa per gatti e non si vuole replicare un copione gia' abbondantemente recitato, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Gianfranco non vuole replicare la stagione dei "colonnelli" peraltro infedeli ed irriconoscenti. Fini domenica pomeriggio a MIRABELLO ha fatto l'unico discorso che poteva fare. Il solo discorso che l'attualita politica e l'obbligo di mantenimento del suo ruolo istituzionale che la situazione contingente gli impone. Dal "suo" privilegiato punto di vista (che non e' il nostro) egli sa bene come si stanno muovendo le cose, sia sotto il profilo della sopravvivenza piu' o meno lunga del governo, sia sul posizionamento strategico di forze ed alleanze politiche all'indomani del de profundis berlusconiano (sempre ammesso che si celebri). Occorre essere pronti ad agire e a reagire senza essere legato a strutture rigide,
da muovere in momenti in cui occorrera' agilita' e prontezza di riflessi. Questo Gianfranco lo sa bene, come pure dovrebbe sapere bene che ci si muove con piu' credibilita' e capacita' di convincimento quando si e' a capo di un partito con una percentuale di consenso a due cifre.
Massimo Scorretti
da muovere in momenti in cui occorrera' agilita' e prontezza di riflessi. Questo Gianfranco lo sa bene, come pure dovrebbe sapere bene che ci si muove con piu' credibilita' e capacita' di convincimento quando si e' a capo di un partito con una percentuale di consenso a due cifre.
Massimo Scorretti
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